Giuseppe Mollica, fugge dal lager e attraversa mezza Italia a piedi per tornare a Lipari

di Luana Spanò – E’ deceduto Giuseppe Mollica all’età di 98 anni, era un soldato che fu chiamato alle armi a soli 19 anni. Un reduce di guerra che è riuscito a scappare dai lager nazisti e ha attraversato mezza Italia a piedi per tornare a casa, la sua amata Lipari, e riabbracciare la sua promessa sposa.

Instancabile compagna di viaggio, musa e ispirazione di Peppino per tutta la sua vita. Il soldato ha fatto della loro corrispondenza epistolare un’appiglio alla vita, il mondo in cui rifugiarsi quando tra le mura delle prigioni tedesche, stenti, freddo e fatica lo spingevano a varcare il confine della morte.

L’1 febbraio del 1944 Peppino festeggia il giorno del suo ventesimo compleanno nella fabbrica tedesca dove era stato costretto a lavorare, la sua bilancia segnava solo 40 kg di peso.

E’ proprio quel giorno che incontra un cappellano militare che gli promette che farà di tutto per portarli fuori da lì tramite la Santa Sede. Si riaccende quindi la speranza. E dopo circa 15 giorni le condizioni cominciano a migliorare. Si mangia un po’ di più.

Il 6 agosto 1944 alle 11:40 gli americani bombardano a tappeto il campo, ci sono 2000 morti, chi è sopravvissuto deve trasferirsi altrove. Giuseppe e i suoi compagni devono prima sotterrare chi è morto sotto i bombardamenti.

Nella nuova fabbrica lavora fino a marzo del 1945 quando finalmente gli americani li liberano. L’esercito viene abbandonato in aperta campagna. Il viaggio di Peppino è ancora lungo.

Arrivato nel Brennero con un treno varca il confine dell’Italia e arriva a Bolzano. Tutti i soldati sul quel treno, che rappresenta il ritorno alla vita, intonando le note di “Mamma son tanto felice, perché ritorno da te”.

Un camion lo accompagna fino a Verona, lì incontra una donna che lo ospita, una madre il cui figlio forse non tornerà mai dai campi di battaglia, che gli dice: “Faccio con te questo, sperando che altrove un’altra madre stia facendo questo con mio figlio”.

Il 26 aprile 1945 dopo la liberazione dell’Italia, a piedi Peppino insieme ad altri 2 soldati raggiungono Ancona dove prendono il treno per Caserta fino a Roma. Nessuna altra fermata. Peppino è a casa.

Questa intervista è un viaggio tra la crudeltà di guerra, la gioventù negata, la forza della vita che ci spinge a sopravvivere quando il ricordo delle persone amate rimane l’unica ragione per non lasciarsi sopraffare. Testimonianze dal valore inestimabile.

Buon viaggio Peppino e grazie!

L’intervista:

https://www.facebook.com/100000263770484/videos/4189008974451187/

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