di Palmira Mancuso – Avere uno sguardo distante dalle cose ogni tanto serve a osservarle meglio. Visto da “fuori” quello che è accaduto ieri dinanzi al Palazzo Municipale segna l’inizio di una presa di coscienza popolare e la manifestazione di una sensibilità che attraversa tantissimi messinesi, anche quelli che per motivi diversi o semplicemente contingenti, non erano in piazza.
La politica messinese è chiamata a fare un salto di qualità, e soprattutto parlando alla “sinistra allargata”, a non commettere lo stesso errore che si fece con Berlusconi quando ai tempi dell’ Unione si sprecò l’occasione di cambiare davvero la cultura del Paese: e il motivo ora appare semplice, ovvero che il collante per le diverse sensibilità poitiche era solo essere contro il Cavaliere senza avere la capacità di guardare oltre, alle riforme e al modello di sviluppo che si voleva opporre.
A Messina adesso arriva l’opportunità di segnare il passo: non propriamente “contro” Cateno De Luca, ma per il futuro della città. Perchè a pensarci bene il primo cittadino dimissionario è il prodotto di un modo spregiudicato di concepire la politica, un populismo paternalista anche superato ma che nei nostri territori, indietro di una ventina d’anni su certe dinamiche sociali, ancora fa proseliti e riesce a parlare alla pancia della gente.
I toni pacati e ironici, lo “sberleffo” della piazza di ieri, sono il segno di una opposizione che esiste, che è cresciuta in città, e che vuole portare nella politica messinese un altro linguaggio, meno violento di quello con il quale si caratterizza ogni critica mossa da De Luca ai suoi oppositori.
Abbiamo dimenticato i lunghi mesi trascorsi dal sindaco a rincorrere il sogno sanremese: Red Ronnie, che di narcisisti se ne intende, è riuscito facilmente a solleticare le velleità del mancato musicista, e non sappiamo quanto questa adulazione sia costata alle tasche del primo cittadino e a quelle dei messinesi (viste le manifestazioni organizzate con le “consulenze” del critico musicale e persino con la presenza di Mogol).
Ecco dovremo ricordarci sempre chi abbiamo dinanzi, perchè la politica si fa attraverso le persone. E ognuno ha i propri limiti.
Per questo creare un’alternativa a questa amministrazione è possibile, perchè la differenza sarà nella costruzione dei rapporti di fiducia e nella visione del futuro: e su questo non ci sono soldi che tengano, ma sono le idee e le persone a fare la differenza.
La narrazione dell’uomo che si è fatto da solo, partendo con la valigia di cartone e coi soldi prestati, è una medaglia che nessuno può togliergli. Ma non giustifica il livore con cui si affrontano le sfide politiche e il disprezzo con cui si manifesta un senso di rivalsa che si traduce in una continua delegittimazione delle istituzioni e delle dinamiche democratiche.
Ora, parafrasando una più celebre frase, “non è il Cateno in se, ma il Cateno in me” che dobbiamo riconoscere e superare. Con coraggio e ora. Anzi ogni sabato in piazza Municipio.