“Ci sono post così lunghi che non hanno altro scopo che essere letti solo da chi conosce l’argomento. E da chi lo vive sulla propria pelle.
Post così lunghi vanno letti da chi comprende che il tema affrontato è complesso. Da chi riconosce alla politica, alla politica vera, non pareri sommari o interventi spot ma una visione e vero impegno su tutti i fronti e per tutti i cittadini.
Il mio, quello della Valle del Mela, è un territorio martoriato e le raffinerie sono sempre state parte del nostro panorama.
Ma sta cambiando tutto. È già iniziato a cambiare tutto. E le grandi trasformazioni vanno accompagnate e guidate non combattute.
Quando tira il vento si costruiscono mulini a vento non ripari.
Se non faremo così perderemo tutti.
IL DECRETO E LE PRESUNTE CONSEGUENZE
L’adozione dell’AIA contenente la prescrizione dei valori limite delle emissioni concesse per l’esercizio dell’impianto della Raffineria di Milazzo chiaramente non è affatto improvvisa né, tantomeno, può davvero rappresentare una sorpresa come qualcuno vuole far credere o, ancora più grave, essere causa di licenziamenti.
LA RAFFINERIA SAPEVA DA 22 ANNI
La normativa sulla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento risale alla Direttiva 96/61/CE del consiglio del 24 settembre 1996, attuata in Italia con il D.Lgs. 372/1999, ed è in vigore dal 10 settembre 1999, quindi da oltre 22 anni.
Decenni – e non qualche mese – di consapevolezza da parte delle Raffinerie che occorre dotarsi delle migliori tecniche disponibili, poiché la produzione deve comunque garantire “un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso”.
Le migliori tecniche disponibili, denominate anche BAT, sono dei parametri assunti in sede europea e costantemente aggiornati dalla Commissione Europea attraverso uno scambio di informazioni tra gli Stati membri, le ONG e le stesse industrie interessate.
Dunque, le aziende non solo partecipano al procedimento di aggiornamento delle BAT ma conoscono bene – e con molto anticipo – quali risultati occorre raggiungere e con quali tempistiche.
IL PROBLEMA NON NASCE DA PERSECUZIONE DA PARTE DELLO STATO MA DA EVIDENTI SCELTE AZIENDALI
Tornando alla raffineria di Milazzo, giorno 11.01.2022 è stata emanata l’Autorizzazione Integrata Ambientale, necessaria all’esercizio dell’attività, che prevede limiti emissivi in linea con le BAT.
Non più stringenti o eccezionali rispetto a quanto previsto a livello europeo per questa o per tutte le altre raffinerie, quindi nessuna ingiustizia né persecuzione ma limiti imposti entro il range indicato. Dunque non è in atto alcuna persecuzione. Né può l’adozione di un simile provvedimento destare sorpresa.
BASTA PRESSIONI SULLA PELLE DEI CITTADINI E DEI LAVORATORI
Purtroppo, spesso capita che all’adozione di un’AIA, e non solo a Milazzo, arrivi puntuale da parte di alcune aziende la paventata minaccia di chiusura totale o parziale con la conseguente perdita dei posti di lavoro, facendo leva sui disagi di un territorio già in difficoltà, puntando il dito contro lo Stato, etichettato come nemico dei lavoratori. Quando non è così.
Si fa dunque appello alle deputazioni nazionali e regionali affinché queste intercedano nei confronti del Ministro della Transizione Ecologica al fine di rivalutare i limiti delle emissioni. Ma le Istituzioni che rappresento non solo non hanno necessità di essere sollecitate perché già da tempo sono al fianco dei cittadini, ma sono state e saranno sempre anche al fianco delle aziende che, incontrando problemi, cerchino soluzioni, nel giusto modo e nei giusti tempi. Non chiedendo deroghe per posticipare un problema che poi ricadrà, ancor più gravemente, sulle spalle dei cittadini.
QUALI DOMANDE DOBBIAMO FARE ALLA RAFFINERIA IN PREVISIONE DELLA TUTELA AMBIENTALE E DEI POSTI DI LAVORO
Invito tutti i cittadini a chiedersi e a chiedere se negli ultimi 22 anni l’impresa abbia significativamente investito e lavorato per riuscire ad osservare gli obiettivi previsti dalle normative nazionali ed europee così da assicurare per sé e per il Territorio la continuità dell’attività.
Invito tutti i cittadini a chiedersi e a chiedere se in questi 22 anni la Raffineria abbia investito per garantirsi l’autorizzazione all’esercizio in osservanza delle basilari misure a protezione della salute e dell’ambiente.
E invito a non chiedere le ennesime proroghe, deroghe e rivalutazioni che continuerebbero a spostare il problema solo di qualche anno, come si fa da troppo tempo.
Le scelte consapevoli – e datate – dell’azienda non possono e non devono imporre richieste assurde o addirittura rinunce di tutela dei cittadini, né possono o devono mettere i cittadini gli uni contro gli altri, con l’unico obiettivo di arrivare alla scadenza del prossimo termine, dell’ultima proroga, dell’ennesima deroga. Né si può pensare di continuare a barattare la salute e la legalità con il lavoro.
L’INTERVENTO DELLA POLITICA. MAI RIMASTI A GUARDARE
Ammetto che, delusi da scelte aziendali non lungimiranti, sapevamo che occorreva interrompere questo meccanismo della proroga e superare la dipendenza economica che questo mercato ha imposto in territori deboli come il nostro.
Per questo abbiamo voluto sollecitare in vista del PNRR e in tempi non sospetti dall’urgenza odierna la riconversione o l’individuazione di percorsi di parziale trasformazione della raffineria di Milazzo.
IL TAVOLO AL MISE SU NOSTRA INIZIATIVA NEL 2020 E NON SOLO
Forse pochi sanno che un Tavolo per la Raffineria presso il MISE, che oggi qualche politico suggerisce, è stato da me voluto e aperto già nel 2020. Quasi due anni fa. Un Tavolo aperto a tutte le Raffinerie d’Italia che ha visto proficui risvolti e interlocuzioni. Ha assistito anche alla trasformazione della mission dell’Associazione UP (Unione Petrolifera), che proprio durante i confronti del tavolo tecnico ha cambiato nome in UNEM (Unione per una Nuova Energia per la MOBILITA’). Un Tavolo lungo, durato mesi ma con concreti passi in avanti di interlocuzioni e proposte fra lo Stato e un settore in difficoltà.
Ma dalla Raffineria di Milazzo a quel tavolo sono arrivate solo vaghe idee. Non progetti e proposte concrete.
Senza indugi abbiamo però continuato a lavorare per il territorio in una prospettiva più grande. Bisogna far crescere in modo sostenibile e con aiuti concreti l’intera Valle del Mela e per questo, fra le altre iniziative, abbiamo anche istituito la Zes (Zona Economica Speciale), per consentire al territorio di nutrire nuove prospettive.
Adesso, il tavolo da mettere in piedi è solo quello per il benessere dei cittadini e dei lavoratori che rischiano di subire sulla loro pelle le conseguenze della dipendenza economica creata nel territorio della Valle del Mela, alimentata miopemente in tutti questi anni e che ancora oggi alcuni vorrebbero alimentare, perchè a fronte dei cambiamenti epocali che ci attendono non sarà un’altra proroga o l’allentamento delle misure di tutela della saluta e dell’ambiente in favore della Raffineria che salveranno il comprensorio nei prossimi anni.
Sarà difficile, lo sapevamo ma bisogna farlo.”.