Morte Eufemia, per Favaloro dopo 6 anni cadono tutte le accuse

di Luana Spanò – Dopo 6 anni arriva la sentenza di proscioglimento nei confronti di Giovanni Favaloro, accusato di omicidio volontario e rapina in concorso. A Lipari era la vigilia di Natale del 2011 quando venne ritrovata morta Eufemia Biviano. Per l’omicidio venne accusato e arrestato Roberto Cannistrà, che resta in carcere, condannato a 20 anni di reclusione per concorso in omicidio con persona non identificata.

In data 27 ottobre 2021, il GIP del Trib. di Barcellona P.G. Dott. Giuseppe Sidoti, nell’ambito del procedimento penale a carico di Favaloro Giovanni, assistito e difeso dagli Avv.ti Gaetano Orto e Luca Frontino, ha pronunciato, sentenza di non doversi procedere, per mancanza di elementi processualmente idonei a sostenere l’accusa in dibattimento.

Il procedimento trae origine dalla sentenza della  Corte di Assise di Appello di Messina che, avrebbe fondato il proprio convincimento in via deduttiva su due elementi valutativi: la presenza di macchie di sangue della Sig.ra Biviano sulle scarpe di Cannistrà e non anche sugli abiti, e la vendita ad un Compro Oro di solo una parte dei Gioielli sottratti,  ragion per cui, ad avviso della Corte il Cannistrà avrebbe agito in concorso con un Terzo non identificato, allontanandosi con la refurtiva.

La Procura di Barcellona a seguito della sentenza della Corte di Assise di Appello ha aperto una nuova iscrizione, inizialmente a carico di Ignoti, successivamente a seguito delle dichiarazione di Puzzanghera Emanuele, a cui era stato  revocato il programma di protezione e detenuto all’epoca presso la Casa Circondariale di Enna unitamente a Cannistrà.

Nel corso delle indagini svolte nel presente procedimento, le circostanze riferite dal Puzzanghera si sono rilevate irrilevanti, e non hanno trovato riscontro nelle attività intercettive svolte in pendenza di indagine, sia nella cella dove erano detenuti il Puzzanghera ed il Cannistrà, sia sulla scorta delle risultanze delle operazione nei confronti di alcuni parenti.

Il GIP richiamando gli ultimi orientamenti della Corte di Cassazione, ha ritenuto che, non essendo stati acquisiti fonti dichiarative e probatorie di natura diversa e di adeguata valenza che, in una prospettiva dibattimentale avrebbe potuto rendere sostenibile un’accusa nei confronti dell’imputato, da sostenere in un giudizio prognostico anche minima di condanna nei confronti del Favaloro, in relazione ai reati a Lui ascritti.

Peraltro, le indagini biologiche espletate in corso di udienza preliminare, non hanno consentito di individuare tra i numerosi reperti sequestrati alcuna traccia compatibile con il profilo del Favaloro.

Gli avvocati Orto e Frontino soddisfatti dell’esito giudiziario del procedimento penale a carico del proprio assistito, per fatti di cui erano certi essere totalmente estraneo.

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