di Michele Bruno – Un quadro desolante è quello tracciato dalla Commissione Antimafia, in audizione a Messina, all’Istituto Comprensivo “Giuseppe Catalfamo” del villaggio Cep, riguardo alle problematiche legate alla dispersione scolastica ed al reclutamento dei giovani da parte della microcriminalità.
Il Presidente della Commissione Claudio Fava ed il deputato M5S Antonio De Luca sono stati presenti ieri per raccogliere le testimonianze di diverse realtà sociali e rappresentanti del settore scolastico riguardo al disagio subito dai giovani studenti della periferia messinese, in particolare quella Sud, dove la risposta dello Stato e delle Istituzioni politiche è scarsa e offre il fianco al reclutamento mafioso dei giovani.
Presenti il Prof. Angelo Cavallaro, dirigente scolastico dell’Istituto, la Prof.ssa Grazia Patanè, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale “A. Luciani”, la Prof.ssa Simonetta Di Prima, dirigente scolastico Istituto Comprensivo Statale “Verona-Trento”, Don. Nino Basile, direttore della Caritas Diocesana, Don. Sergio Siracusano, direttore dell’ufficio regionale della Cesi per i problemi sociali e il lavoro, Dott.ssa Tiziana Tracuzzi, referente di presidio e regionale di “Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, il Dott. Santino Smedi, presidente di CSI Messina, la Dott.ssa Clelia Marano, referente del sindacato Unione Inquilini Messina, la Dott.ssa Donatella Manganaro, presidente dell’Associazione Giampilieri 2.0, il Dott. Angelo Fabio Costantino, garante dell’infanzia e dell’adolescenza del comune di Messina.
«Il quadro che emerge è lo stesso di altri comuni come Catania e Gela, – spiega Claudio Fava – i ragazzi sono prigionieri di una periferia che ha inglobato le loro vite, di questi casermoni dove vivono. C’è il presidio importante delle scuole e delle associazioni del terzo settore, ma non basta. Manca la vita, una risposta delle istituzioni pubbliche all’altezza, solo sette assistenti sociali a Messina, risposta che mi rendo conto è legata alle risorse di questo e degli altri comuni, ma è assolutamente insufficiente. Così cadono nella rete della criminalità. La mafia appare molto più inclusiva dello Stato, capace di farsi carico dei problemi, e non serve a molto la risposta repressiva. Questa audizione serve a capire quali sono le funzioni che la Regione può svolgere direttamente per affrontare il problema, senza delegarle ad altri. Ci sono funzioni di coordinamento dell’azione dei vari Comuni che sicuramente non sono state svolte a dovere, ma si può fare anche altro. Un esempio di queste lacune è la figura del Garante regionale per l’Infanzia, che è stata istituita in pompa magna dal Presidente della Regione ma poi manca di qualsiasi strumento utile, non ha un telefono, un ufficio, personale, nemmeno uno stipendio, che sulla carta dovrebbero invece esserci».
«Il fenomeno di dispersione scolastica è diffuso soprattutto nella zona sud di Messina, c’è una carenza di spazi di aggregazione oltre la scuola e nella distribuzione dei servizi sociali. Poi riguardo al problema del Risanamento emerge che non ha senso pensare di costruire dei palazzi casermoni e dei quartieri ghetto al posto delle vecchie abitazioni, senza costruirvi i servizi necessari attorno, perché così diventeranno nuovi supermercati per la mafia». Approfondisce Antonio De Luca.
«Il livello di dispersione in alcune zone della Sicilia supera addirittura il 50%, è un dato grave. L’ascensore sociale si è fermato ai piani alti. Se un ragazzino che ha bisogno deve prendere appuntamento per una visita psichiatrica passano anche 12 mesi. Con dati come questi, in condizioni anche di forte emarginazione sociale ed economica le conseguenze sono ovvie». Aggiunge ancora Fava.
Verrà predisposta una relazione che verrà inviata all’Assemblea Regionale Siciliana, ai prefetti, ai Procuratori della Repubblica e ai tribunali dei minori, che dice Fava hanno sollecitato questo approfondimento.
Intanto il Dirigente Scolastico dell’Istituto anticipa che verrà creato un presidio di scuola serale per il recupero dei giovani che non hanno potuto acquisire i titoli di studio della scuola dell’obbligo.