La “transizione ecologica” a Messina diventa “scerbatura”: 400 nuovi futuri precari al Comune

di Palmira Mancuso – Seicento euro al mese per gli “ex baraccati” individuati dal Comune di Messina e che per i prossimi due anni affiancheranno le aziende partecipate. E’ partita la seconda fase della strategia di fidelizzazione di Cateno De Luca verso quella sacca di povertà che dalle “baracche” ora diventa manovalanza per le necessità di Messina servizi beni comuni. Fallita la possibilità di pagare il “netturbino di quartiere” con l’aumento della Tari, bocciato dal Consiglio Comunale, ecco che l’amministrazione tira fuori dal cilindro fondi già assegnati con il Pon Metro e annuncia che a Messina parte la “transizione ecologica”.

Nonostante ormai anche i bambini del Friday For Future lo sappiano che la transizione riguarda gli ambiti energetici e l’economia green, e mentre si svolge il G26, sullo Stretto la vicesindaca Carlotta Previti (che il giornale locale indica come la futura candidata sindaca) parla di transizione ecologica associandola alla scerbatura, al decoro urbano, ai primi 400 futuri precari da 600 euro che “impareranno a tenere pulita la città”. Magari utilizzando i famosi quanto invisibili “aspiracacca” acquistati dal Comune nell’agosto 2020 e di cui dopo la foto di rito non si è vista alcuna traccia.

Per carità, non vogliamo rovinare il clima di festa che si respira tra la Giunta e i dirigenti delle partecipate, tuttavia il comunicato stampa del Comune di Messina sulla conferenza relativa alla presentazione del progetto “Percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano”, rivolto alle famiglie che attualmente risiedono nelle aree target degli Ambiti di Risanamento richiede qualche più attenta rilettura.

Certamente la presenza del prefetto Cosima Di Stani nella qualità di Commissario Straordinario del Governo per il Risanamento e il collegamento con il Direttore dell’Agenzia di Coesione Nazionale Giorgio Martini hanno conferito credibilità a tutta l’operazione. Ma a Messina non tutte le voci concordano sul racconto, e non manca chi denuncia pubblicamente che il progetto non solo era già esistente, e doveva essere svolto dal personale del Dipartimento Politiche Sociali, ma che con il progetto “Accompagnamento all’abitare”  e senza che fossero iniziate le attività, con una determina dirigenziale  (n. 8651 del 25 novembre 2019) è stata  impegnata la somma a favore di Messina Social City per E.5.350.896,01 e con determina dirigenziale n. 9521 del 20 dicembre 2019  liquidata alla Messina Social City una anticipazioine del 20%  pari a E 1.070.179,32 .

Il sindaco De Luca ha anticipato le obiezioni che circolavano sui social prima delle conferenza, e ha parlato di “riprogrammazione degli obiettivi fissati”, ringraziando i suoi “controllori” istituzionali dell’apertura di credito che porterà il Comune ad iniziare già tra due settimane l’inserimento dei primi 400 dei 2275 destinati alla rivoluzione culturale ecologista messinese. O anche ad ingrossare le file dei precari delle partecipate comunali che tra qualche anno chiederanno (giustamente) di essere assunti (storia già vista negli anni dell’ingresso nel comune attraverso società di servizi e senza concorsi pubblici).

Zittiti i maligni che parlano di azioni da campagna elettorale, certamente ci vuole molta creatività ad intrecciare Pon Metro, Poc metro e ReactEu per realizzare un progetto da 16 milioni di euro. Con buona pace degli esperti di energia e clima che evidentemente non sapevano che bastava “verde e decoro della città”, insomma una bella scerbatura e la transizione ecologica è fatta.

 

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