È assurdo che, a causa del maltempo, intere città vengano paralizzate
Da Lunedì a Venerdì, a causa dell’allerta meteo per le avverse condizioni atmosferiche, è stata disposta la sospensione dell’attività didattica in tutti i Dipartimenti dell’Ateneo.
Nel frattempo, mentre l’Amministrazione ci comunica la chiusura dei Dipartimenti, abbiamo
visto le drammatiche immagini che vengono da Catania e dalla provincia: l’acqua che sale e
porta via la nostra dignità.
Le nostre città non sono in grado di farci sentire al sicuro: montagne che franano, strade che crollano, ponti fatiscenti.
La manutenzione ordinaria non esiste, siamo abituati solo ad interventi straordinari, quando ormai è troppo tardi.
Non è normale assistere inermi alla paralisi delle nostre città a causa del maltempo, non
possiamo stare in silenzio.
Un pezzo d’autostrada verrà chiuso, il traffico gommato in città sarà ai massimi livelli e
l’Università semplicemente chiude.
Noi studenti e studentesse saremo costretti a perdere una settimana di lezione perché UNIME è impegnata a condurre una battaglia ideologica contro la DAD, quando in realtà, in situazioni come queste, essa poteva essere un ottimo strumento per garantire la continuità della didattica, come è stato fatto anche in altri Atenei; ad esempio, l’Università di Catania ha tempestivamente attivato la DAD.
Anche i docenti, che talvolta provengono dalla provincia, sarebbero avvantaggiati nell’usufruire di un progresso che consentirebbe di non perdere ore importanti di lezioni.
Non ci stancheremo mai di ripetere che la modalità blended sia uno strumento utile con
numerosi vantaggi, ma l’Università, purtroppo, è sorda e testarda e in situazioni del genere non predispone nemmeno di un cosiddetto “piano B”, nonostante le piattaforme esistenti.
Non a caso stiamo in coda nelle classifiche di gradimento e rendimento delle Università italiane.
Ci sentiamo invisibili e non ascoltati, gli studenti e i giovani sono sempre sulla bocca di tutti, ma realmente vengono costretti ad andare via a causa di una terra che non vuole fare passi in avanti.
E chi, nonostante tutto, sceglie di rimanere si ritrova in città insicure, Università ferme nelle
proprie posizioni e servizi scadenti: chi ci aiuta a guardare al futuro?