Simone Corso, giovane e già pluripremiato attore, autore e regista messinese, introduce così il suo spettacolo: “Il racconto di Poe, pubblicato nel maggio del 1842, narra di come il principe protagonista della vicenda passi le sue giornate di quarantena rinchiuso dentro la sua dimora, attorniato da parenti e cortigiani, organizzando feste in maschera e banchetti, mentre fuori dalle mura il mondo è funestato dalla pandemia da Morte Rossa. Le pandemie sono la normalità. Ci sono sempre state, sempre ce ne saranno. In molte città d’Italia c’è una via del Lazzaretto, reliquia di tempi che ci paiono lontanissimi, di un mondo ormai perduto”
“Piccola patria” invece, è ambientata nel nostro presente, in una cittadina di provincia non specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale autonomia dall’Italia. La vicenda si sviluppa su tre giorni: il giorno antecedente, il giorno stesso e quello successivo al voto. Nella stesura drammaturgica gli autori Lucia Franchi e Luca Ricci si sono ispirati alla vicenda storica della Repubblica di Cospaia, situata tra la Toscana e l’Umbria: un lembo di terra lungo 2 km e largo 500 metri che fu Repubblica indipendente dal 1440 al 1826, a causa di un errore di tracciamento dei confini da parte dei geografi della Repubblica di Firenze e dello Stato Pontificio. “Lo spettacolo- si legge in una nota- propone una riflessione su un fenomeno del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di dare risposte alle reali necessità dei cittadini.” Gli interpreti sono Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori.