di Luana Spanò – In un comunicato i consiglieri di Forza Italia, Eliana Mollica e Gesuele Fonti, spiegano perché questa mattina hanno deciso di non presenziare in Consiglio: “L’assenza degli scriventi consiglieri di Forza Italia alla seduta di Consiglio Comunale, tenutasi alla presenza del Presidente Musumuci, nasce dalla consapevolezza che lo sviluppo dei territori dipende altresì dal confronto; un confronto necessario sui diversi ed importanti temi a cui è legata la crescita dei contesti insulari rappresentati.
Non possiamo che essere sorpresi da cotanta sollecitudine rispetto ad una iniziativa che presupponeva un confronto spontaneo e senza paletti in seno al Consiglio Comunale che, vale la pena ricordarlo, è l’organo di indirizzo e di controllo politico – amministrativo del Comune.
Il Consiglio Comunale è, va ribadito, l’organo principale per la programmazione e pianificazione del territorio e pertanto ogni proposta deve essere sottoposta preliminarmente al vaglio dello stesso.
Pur apprezzando la volontà del Presidente Musumeci di rivolgere un saluto a tutti i Consiglieri comunali, la richiesta di convocazione dell’organo collegiale da parte del Sindaco di Lipari con una indicazione precisa sulle modalità a cui attenersi, dettando per di più la scaletta degli interventi esclusivamente sulla tematica oggetto del tavolo tecnico operativo, a noi appare un vulnus.
Non trovarsi nella condizione di poter svolgere il proprio compito istituzionale di rappresentanti della comunità è, a nostro parere, un limite pericoloso che può far vacillare la democrazia. In assenza di confronto, di una pluralità di idee e del necessario coinvolgimento delle realtà associative ed imprenditoriali del territorio non si può che prendere atto del decisionismo assoluto imposto da un modo sbagliato di governare gli interessi comuni.
La visita ufficiale del Presidente della Regione Siciliana poteva rappresentare l’occasione opportuna per dibattere compiutamente le tante emergenze e priorità del territorio, i veri problemi del paese.
Sarebbe stata di certo l’occasione, peraltro più volte richiesta dal Consiglio Comunale con inviti ufficiali, per parlare delle sorti dell’ospedale di Lipari, delle criticità prodotte dalla carenza ormai cronica di personale sanitario che ha spesso pregiudicato l’erogazione regolare di servizi essenziali, e per avviare un sereno confronto con la Presidenza della Regione sulle reali emergenze generate a livello locale dall’assenza di alcune figure professionali, principalmente del rianimatore e del cardiologo; figure indispensabili in tutti i nosocomi ma essenziali per numero in una struttura ospedaliera che serve comunità insulari con disagi e bisogni spesso sottovalutati.
Il comune di Lipari con il suo boom di presenze nel periodo estivo, ancora oggi, non è dotato di un Piano Regolatore dei Porti e non dispone di infrastrutture adeguate all’accoglienza.
Avremmo voluto parlare di sanità, di servizi, di strade e di porti, di collegamenti alternativi e di politiche di sviluppo.
La prospettiva di servizi adeguati ai bisogni delle comunità insulari, uno sviluppo infrastrutturale sostenibile dei territori, è tutto in un paese a prevalente vocazione turistica.
La realizzazione di un Museo della Pomice, ancora oggi, è uno degli obiettivi mancati dall’Amministrazione Giorgianni nonostante nel Piano Regolatore Generale fosse stato identificato un sito per la realizzazione dello stesso nella frazione di Acquacalda .
La fabbrica non c’è più e del museo a lei dedicato ne stiamo ancora solo parlando. Il materiale che sarebbe dovuto confluire nel museo è stato venduto un pò alla volta portando con se il suo valore storico. E’ scomparsa dunque, diciamolo chiaramente, ogni testimonianza fisica delle cave di pomice di Lipari che hanno reso florida l’isola e nelle quali numerosi operai ne hanno pagato il prezzo, ammalandosi di silicosi o rimanendo vittime di incidenti sul lavoro.
L’estrazione e il commercio di questa pietra vulcanica vengono per la prima volta annotate in maniera formale il 18 maggio 1276 quando re Carlo d’Angiò autorizza il vescovo di Lipari – sin dal tempo della dominazione normanna signore delle Eolie – a esportare e commerciare oltre allo zolfo e all’alluminio anche la pomice.
E’ importante mantenere viva la memoria storica dell’attività industriale dell’isola di Lipari, un’industria antica, e con essa il ricordo di tutti coloro che hanno dedicato la propria vita all’estrazione della pomice. E’ però necessario , alla luce di quanto accaduto, ripensare al modo in cui farlo.
Parlare delle cave di pomice di Lipari è assolutamente attuale perché la pomice ha da sempre caratterizzato l’isola anche se da oltre 14 anni la pietra è lasciata a sé stessa.
La realizzazione di un Museo della Pomice / Parco Geominerario di Lipari ha la sua rilevanza ma non ha priorità trattandosi peraltro di una iniziativa che presenta, allo stato attuale, rilevanti impedimenti ed è perciò di difficile esecuzione.
Pur condividendo la presa di posizione di alcuni Consiglieri comunali che hanno chiesto alla Presidenza della Regione di non escludere dal tavolo tecnico operativo un rappresentante del Civico Consesso a noi preoccupa, e molto, l’assenza allo stesso del Curatore fallimentare delle ex cave di pomice di Lipari.
Vorremmo evitare di continuare ad essere il paese delle incompiute, delle buone idee mai realizzate, e proprio per queste ragioni chiediamo un cambio di passo e una attenzione maggiore sui temi rilevanti per lo sviluppo dei territori del comune di Lipari”.