È politicamente e amministrativamente disonesto imputare l’incremento della TARI proposto dal Sindaco a obblighi di legge. Una TARI che cresce di 10 milioni in tre anni è colpa tutta e solo dell’amministrazione e della gestione aziendale. Ecco almeno due ragioni:
1) alcuni “giochetti tariffari” passati, che diventano oggi nuove tasse per i messinesi;
2) il tentativo di “gonfiare” l’azienda sulle spalle dei cittadini. La bocciatura della delibera è un atto di responsabilità che tutela i cittadini e certifica la Caporetto del Sindaco e del management di MessinaServizi sul fronte rifiuti.
1) Il giochetto del “non riscosso”: De Luca dice che la TARI deve aumentare perché è obbligato a recuperare le mancate riscossioni. Ma non dice che la colpa dell’aumento delle mancate riscossioni è sua e della sua incapacità amministrativa e politica. Prima di De Luca, date le molte famiglie in difficoltà economica, il piano tariffario prevedeva sgravi per questi soggetti. De Luca cancella questo fondo (un milione l’anno), dicendo che compenserà gli incapienti col “baratto amministrativo”. Però, in tre anni, non riesce a fare un regolamento (le proposte avanzate erano nulle, illegittime, fondate su leggi abrogate, come detto da messinAccomuna). Risultato? Circa 1.900 famiglie povere non possono pagare la TARI, ma non c’è più un fondo che compensi e le mancate riscossioni aprono buchi. Oggi De Luca ci racconta che deve aumentare la TARI per compensare il “non riscosso”, ma non spiega che a causare questo buco è stato lui, che ha usato questi soldi per l’azienda (aumento dei dipendenti, da 505 a 588; esternalizzazione di attività). Anziché restituirli ai cittadini, adesso glieli chiede due volte.
2) Il personale: CMDB ha evidenziato che il piano di De Luca trasformerebbe MessinaServizi in un mostruoso stipendificio (cliccando qui si può leggere l’intervento di Cmdb). Già oggi l’azienda ha un rapporto dipendenti/cittadini tra i più alti d’Italia: nel 2020 c’erano 588 dipendenti per 230.000 abitanti: 2,6 addetti per 1.000 abitanti. Il Sindaco ne vorrebbe assumere altri 129, arrivando a 717 (3,1 x 1.000 abitanti). È davvero una necessità? A Verona i dipendenti sono 1,8 x 1.000. Per stare al sud, e in riva al mare, a Bari sono 2,2 x 1.000, a Napoli 2,5. Questi Comuni nell’ultimo dato ISPRA facevano raccolta differenziata rispettivamente al 52,9%, 43,2%, 36,2%; livelli ben più alti della Messina di De Luca (18,9%), ottenuti senza esternalizzazioni. In tutta Italia un “peso” di personale inferiore garantisce risultati migliori che a Messina. Se De Luca e il Presidente di MessinaServizi pensano davvero di dover aumentare dipendenti e TARI per dare un servizio ancora non decente, vuol dire che sono incapaci. Oppure hanno scambiato MessinaServizi per uno stipendificio elettorale e credono che i messinesi siano “mmuccalapuni” che si fanno spennare senza saper controllare.
Per questo l’aumento della TARI non dipende dai rigori della legge, ma dalla pessima politica dei rifiuti di De Luca.