Scendono in piazza anche a Messina i sindacati e i lavoratori per lo sciopero dei settori acqua, gas, energia ed igiene ambientale contro l’articolo 177 del Codice degli Appalti che a loro avviso mette a rischio migliaia di posti di lavoro e la tenuta di servizi pubblici fondamentali.
“Trascorsi i tempi previsti della procedura di raffreddamento – spiegano i sindacati Cgil, Cisl e Uil – durante i quali non è stato ricevuto nessun riscontro da parte del Ministero competente, il sindacato, su base nazionale, ha deciso di proclamare lo Sciopero Generale per i settori in oggetto per l’intera giornata del 30 giugno.
Ciò per protestare contro l’applicazione dell’art. 177 del cosiddetto codice degli appalti, con la scadenza derivata dalle varie proroghe e stabilita al 31.12.2021, che obbliga le aziende concessionarie ad esternalizzare l’80% di tutte le attività oggetto di concessione, anche nei casi in cui le attività vengano svolte direttamente dal proprio personale, destrutturando così un servizio essenziale e fondamentale per l’intero paese, oltre a mettere a forte rischio decine di migliaia di posti di lavoro. Esprimiamo preoccupazione rispetto alle conseguenze sociali e le ricadute occupazionali che ne scaturirebbero, ed è per tale motivo che il sindacato ha proposto di abrogare l’intero articolo, ovvero escludere dal 177 i servizi pubblici essenziali, oppure, in alternativa di prorogare fino alla fine del PNRR l’esclusione dei settori ad oggi interessati, anche in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale nel merito.
È forte, infatti, il rischio di generare, a causa della dismissione di interi settori, esuberi, lavoro povero, e disservizi per i cittadini in una fase di grande depressione economica.
Circa 150000 lavoratori in tutta Italia, e tanti di essi nel territorio di Messina, sono a rischio, così come i servizi all’utenza e l’inevitabile lievitazione dei costi in bolletta.
Chiediamo a S. E. il prefetto di Messina di far proprio il documento di queste segreterie, ascoltando le ragioni che ci hanno portato a manifestare – come nel resto d’Italia – sotto il palazzo prefettizio e facendosi latore presso il governo nazionale della grave emergenza occupazionale e sociale che deriverebbe dalla scellerata applicazione dell’art. 177, con particolare riferimento al territorio metropolitano di Messina, già fortemente compromesso dal punto di vista della crisi economica e sociale”.