di Rispetto x Messina*- Avevamo pensato come gruppo di iniziativa e di osservazione civica di intervenire sui temi che stanno caratterizzando un confronto dialettico su un’area specifica della città, e che ha toccato anche il tema piu ampio del fronte-mare cittadino. Ma quella dello sviluppo del cosidetto “water front” è una occasione strategica per lo sviluppo futuro di Messina, che andrebbe affrontata con una visione di insieme, e non frammentata, e con un ragionamento propositivo complessivo, e non condizionato da impulsi emotivi; perché vanno tenuti presenti gli strumenti di pianificazione del territorio comunale posti in essere ed operativi, e gli interventi effettuati ed avviati. Invece, nel contesto del confronto sull’area della cittadella fieristica, sono emersi, oltre a certi aspetti surreali, accenti finalizzati a rimettere in discussione tutto quello che, in alcuni settori, è stato fatto o ideato nel corso degli anni, codificando la “demolizione” come metodo di rinascita di parti della realtà territoriale. E ci viene da pensare a come la nostra città, non solo per questo momento contingente, ma in generale sia caratterizzata o “contagiata” da quella che può essere definita”sindrome di Penelope”.
Una sindrome che ha portato, nel corso dei decenni, a rimettere in discussione qualsiasi scelta fosse stata compiuta, anche quando tale scelta avesse consumato tutti i passaggi previsti per divenire “fatto” concreto ; ed avviene così che, solo dopo, si contesta e si cerca di distruggere o non prendere in considerazione tutto ciò che è stato realizzato da quelli che c’erano prima. E tale meccanismo autolesionista si è andato a correlare con un modo di agire improduttivo, che si è andato accentuando dall’inizio della pseudo “seconda repubblica”. Modo di agire celebrato con il mancato rispetto di quella “continuità amministrativa” che dovrebbe significare le istituzioni. Invece si sono fatte, spesso, prevalere le logiche parziali dei vari amministratori che non hanno tenuto conto dei vari progetti strategici avviati in precedenza, o di accordi ed impegni tra varie realta ufficialmente sottoscritti, e si è ricominciato d’accapo sulla scia di quella “tela di Penelope” creando uno stato di incertezza e di precarieta.
E cosi con il prevalere della “personalizzazione” non solo della politica ma anche della gestione amministrativa, si assiste alla affermazione della concezione del “possesso” delle istituzioni locali che vengono rimodellati sulla propria “equazione personale”, e che vengono utizzate e gestite come se si trattasse di una società privata, e non di quella “res pubblica” che si sta amministrando per un lasso di tempo. Tutto ciò ha portato, insieme ad altri fattori, ad una inevitabile perdita di credibilità del sistema Messina e di chi lo ha rappresentato e lo rappresenta, avendo come effetto una scarsa attrattivita’ del nostro territorio, con le conseguenze che stanno pagando, soprattutto, le giovani generazioni; in una realtà in cui, però, ad avere benefici sono stati, e continuano ad essere “pochi”o pochissimi, a discapito della intera comunita messinese.