di Luana Spanò – Lucia Favaloro è la sorella di Franco, malato di leucemia, che purtroppo non ce l’ha fatta. Lucia racconta il dramma di una famiglia che nonostante il grande momento di dolore accompagna e spesso trascina con sé il fratello lontano dalla propria casa per ricevere le cure mediche. Franco è stanco, non vuole lasciare la sua isola, non ha voglia di viaggiare.
Dopo la sua morte la sorella si è lasciata andare il un lungo sfogo che riportiamo interamente, perché riassume le sensazioni e i pensieri dei tanti malati oncologici, e non solo, che ogni giorno sono costretti a fare i “pendolari della salute” dalle Eolie verso la terraferma, per terapie che potrebbero essere effettuate anche all’ospedale di Lipari:
“Ad un mese dalla morte di mio fratello è come se uscissi da una lunga apnea iniziata nei giorni della sua agonia a fine novembre 2020. Solo ora riesco a stabilire nessi tra vari fatti accaduti.
Da poco in pensione, la mia attività era quella di infermiera coordinatrice, ero caposala. Penso che un aspetto fondamentale dell’assistenza sanitaria sia espresso dal concetto di LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) in una Italia dalle grandi differenze tra le varie aree geografiche, tra nord, sud, est, ovest, città, paesi, isole maggiori, isole minori. In questa nazione con i LEA si danno a tutti gli stessi diritti e speranza di cura. Tra questi principi nell’attuale elenco di LEA, nell’assistenza ospedaliera sono incluse le attività trasfusionali.
Torno a quanto accaduto a Franco mio fratello che penso sia del tutto in collisione con i principi enunziati nel concetto di LEA.
Franco, dopo una vita di lavoro che lo ha fatto conoscere come un bravo cuoco, si ammala di leucemia acuta mieloide. La diagnosi ancora oggi non dà grandi speranze di guarigione, tuttavia solo nell’autunno 2020 le condizioni di mio fratello richiedono il supporto del centro trasfusionale. Le prime trasfusioni riesce a farle nel centro trasfusionale di Milazzo. Ringrazio tutto il personale di questa struttura per le puntuali terapie somministrate a Franco che spesso richiedevano anche considerazioni delle condizioni meteo con spostamenti all’ultimo momento.
Tuttavia Franco si aggrava, è stanco e vuole lasciare sempre meno casa sua, la sua isola. Chiediamo aiuto alla Medicina del P.O. di Lipari, di cui possiamo dire che con grande umanità e professionalità hanno seguito gli ultimi giorni di mio fratello.
Un solo problema: a Lipari in antitesi al riconoscimento che le attività trasfusionali sono parte integrante dei LEA non è possibile fare trasfusione di piastrine.
A Lipari manca un agitatore incubatore concentrato di piastrine e senza questo dispositivo il sangue diventa una pappetta coagulata ed intrasfondibile. Tutti i protocolli che spesso risentono della disponibilità di piastrine presso i vari centri di terapia, al di sotto di 10.000 piastrine, prevedono in mancanza univoca la trasfusione di piastrine. Senza piastrine mio fratello dopo Natale 2020 inizia ad avere emorragie perioculari, gengivali, urinarie e defeca sangue; queste sofferenze avrebbero potuto essere evitate.
A Lipari si muore, sia chiaro; Franco sarebbe morto ugualmente ma senza il problema delle continue e ripetute emorragie. La patologia di Franco era di tipo acuto ma esistono patologie delle piastrine che richiedono trasfusioni di piastrine come la trombocitopenia, malattia di cui un cittadino delle Isole Eolie si deve augurare di non soffrire mai. In una realtà che vede tutti gli eoliani donare sangue molto di più di quello che viene usato nell’ospedale di Lipari .
L’agitatore incubatore è un attrezzatura di facile utilizzo, con un costo intorno a 20.000 euro, ma quante risorse è giusto destinare ad evitare le sofferenze di Franco e di quanti potrebbero seguirlo?
Già tante risorse sono state destinate alle unità mobili di raccolta (più di 100.000 a mezzo auto-emoteca). Operanti nella provincia di Messina ci sono a mia conoscenza 5 auto-emoteche. Penso che l’agitatore incubatore di piastrine sia presente solo a Patti – Milazzo – Taormina e gli altri presidi come Lipari ne sono sprovvisti. Il corriere che continuamente fa la spola da Patti agli altri servizi privo di un tale dispositivo che esiste anche per i mezzi dei corrieri del sangue. Quindi salta non solo il concetto di LEA, ma anche quello di standard delle unità. Io penso tuttavia che questi aspetti di programmazione sanitaria certamente competono l’unico dirigente medico della struttura complessa trasfusionale di Patti a cui da qualche anno e’ stata data la coordinazione dell’attività di Medicina trasfusionale dell’ASP 5 di Messina.
A tale scopo ho avviato una campagna per chiedere questo apparecchio per le piastrine, per questa miglioria nel servizio di medicina trasfusionale garantito agli eoliani, che ha già raccolto il consenso di molti medici e personale dell’ospedale di Lipari”.
Anche il comitato “L’Ospedale di Lipari non si tocca” si stringe al dolore di Lucia e di tutti i famigliari di Franco e “di quanti sono costretti a fare la spola Eolie e Milazzo per esami di routine e terapie semplici che potrebbero essere tranquillamente effettuati a Lipari, anche col personale attualmente disponibile”.