“Figli delle App” è il titolo del nuovo libro del sociologo siciliano Francesco Pira sul delicato e attualissimo tema della dipendenza social che oggi vede il 98% dei ragazzi possessori di uno smartphone, il 68% con un profilo falso e il 60% si sente “solo”. Sono sono alcuni degli allarmanti dati che emergono dall’analisi post rivoluzione tecnologica, incrementati a causa della pandemia.
“Dalla buona o dalla cattiva educazione della gioventù dipende un buon o un triste avvenire della società”: si apre con una citazione di San Giovanni Bosco il volume in uscita l’8 marzo in tutte le librerie italiane. Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi di Messina, ha voluto dedicare il lavoro alle vittime dei social: “del cyberbullismo, del sexting, del revenge porn, del cutting e a chi ha perso la vita per inseguire una challenge. Ma anche a coloro che usano le nuove tecnologie per trasmettere al mondo messaggi positivi e condividere conoscenza”. Un libro che parla dei nostri figli, che non sono marziani, ma ragazzi pieni di speranze e di fragilità.
L’autore rivela subito il perché del titolo: “Figli delle app è il provocatorio titolo che ho scelto, da immigrato digitale e adolescente, quando Alan Sorrenti cantava: Noi siamo figli delle stelle/ Non ci fermeremo mai per niente al mondo/ Per sempre figli delle stelle/ Senza
storia senza età, eroi di un sogno… Non sono sicuro che essere figli delle app sia essere eroi di un sogno, purtroppo concordo con il pensiero del grande sociologo Zygmunt Bauman che il consumismo tecnologico rischia di trasformarci in individui senza storia e identità”.
Questa generazione di preadolescenti e adolescenti ci mostra come la rivoluzione tecnologica sia ormai compiuta. La tecnologia è parte integrante delle loro vite. Si muovono tra app e dimensione social in un fluire quotidiano h24 di interazioni, produzione di contenuti e creatività e, per la prima volta, l’e-learning è entrato nelle loro vite. Questo libro intende analizzare le trasformazioni in atto, basandosi sui risultati delle ricerche condotte in ventitre anni di studio sull’evoluzione dei modelli comunicativi di preadolescenti e adolescenti prima e dopo l’avvento delle nuove tecnologie e alla digitalizzazione della società. Un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, immersi negli universi social, spesso da soli e che oggi sono gli adulti appena diventati genitori, tutti accomunati nell’evidente dicotomia tra connessione e relazione.
Il volume è anche l’occasione per condividere i dati dell’ultima ricerca realizzata. Il terzo capitolo è infatti interamente dedicato ai risultati della survey online “La mia via ai tempi del Covid.” Condotta nel periodo aprile – maggio 2020, ha coinvolto in totale 1.858 ragazze e ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori che hanno risposto ad un questionario online composto da diciassette domande. I dati evidenziano come questi adolescenti rappresentino a tutti gli effetti la prima generazione digitale. Praticamente il 100% (96,6%) degli intervistati possiede uno smartphone e oltre l’80% (88,8%) ha un computer. Uno degli aspetti di maggiore interesse emerso è quello relativo alla tendenza a isolarsi rispetto all’ambiente familiare. Sempre più dipendenti dal gruppo di pari, hanno vissuto una forte sensazione di isolamento, paura e scoraggiamento, con oltre il 60% degli intervistati che dichiara di avere provato questo sentimento. C’è poi un dato che più di tutti gli altri offre spunti di approfondimento, ed è quello relativo all’ eventuale possesso di un profilo social falso. Su 544 risposte ottenute, il 69% ha dichiarato di averlo. Vivono su Instagram e Whatsapp. Appare evidente, una volta di più, come nell’era liquido-moderna l’inganno sia diventato centrale nei processi di comprensione del reale, e la distinzione tra vero e falso non sia più percepita.
Saggista e giornalista Pira spiega come siamo passati dalla non-comunicazione, all’ iper-comunicazione, alla vetrinizzazione dell’io e sistematica manipolazione, consapevole o meno, della realtà, con impatti profondi sulle dinamiche di sviluppo della società nel suo complesso.
“Questo volume – scrive nella prefazione il professor Giovanni Boccia Artieri Ordinario di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Urbino e sicuramente uno dei massimi esperti nazionali e internazionali di dinamiche social – ripercorre le varie tappe di evoluzione e addomesticamento delle tecnologie attraverso la messa a sistema tematica e longitudinale di ricerche e approcci relativi alla sociologia della comunicazione, mostrando le perplessità che di volta in volta ci si è trovati ad affrontare, le soluzioni che si sono proposte e le nuove domande che ne sono scaturite”.
E l’autore sottolinea come il saggio nasce da: “Un percorso attraverso generazioni che si sono evolute all’interno di ambienti sempre più tecnologici, spesso da soli, e che oggi sono
gli adulti appena diventati genitori, tutti accomunati nell’evidente dicotomia tra connessione e relazione. Un uso della tecnologia che ci mostra come l’intuitività, l’immediatezza siano gli aspetti prevalenti che di fatto sembrano annullare quasi del tutto lo spazio per comprendere il contesto prima di agire. Così, l’azione viene prima della riflessione, che genera una risposta emotiva immediata e mediata dallo schermo”.