di Michele Bruno – E’ ancora segregato all’interno delle carceri del regime egiziano di Al Sisi. Per questo è molto importante quello che è accaduto poco fa in Consiglio Comunale.
Stiamo parlando di Patrick Zaki, il giovane studente egiziano dell’Università di Bologna che rischia di fare la stessa fine del nostro Giulio Regeni.
Per questo motivo, e perché ha studiato in Italia, la comunità accademica italiana e l’opinione pubblica hanno preso a cuore il caso del giovane egiziano. Zaki è al momento detenuto a causa del suo attivismo contro il Regime, a favore dei diritti umani, e forse non ben visto per il suo interesse per la Comunità LGBTQI, come dimostrano il master da lui frequentato nella città felsinea e la sua tesi.
Il Consiglio Comunale, convocato per le 18, ha approvato all’unanimità la delibera che conferisce a Patrick Zaki la cittadinanza onoraria messinese, con 28 presenti tutti favorevoli.
La proposta di delibera è stata introdotta dall’intervento del Vicesindaco Carlotta Previti che ha spiegato:
“ogni città si sta impegnando per conferire la cittadinanza su richiesta del Rettore dell’Università di Bologna, che si è rivolto ai colleghi e alle autorità urbane per fare pressione sulle autorità egiziane, e ritengo sia doverosa l’iniziativa in merito da parte del Sindaco”.
Il Consigliere Nino Interdonato ha poi aggiunto: “anche l’Anci si sta impegnando in questo senso”.
Salvatore Sorbello ha infine chiesto al Presidente Cardile di “inviare la delibera una volta approvata alle autorità del Cairo, affinché il cittadino Patrick Zaki possa venirne a conoscenza e si sappia che c’è una piccola città – Messina – che chiede libertà e rispetto per un suo concittadino”.
La Storia della detenzione di Patrick:
secondo Amnesty International “l’attivista e ricercatore egiziano, si trova dall’8 febbraio 2020 in detenzione preventiva fino a data da destinarsi.
In questi mesi la famiglia aveva ricevuto da Patrick solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che lo studente aveva scritto e inviato.
Patrick George Zaki rischia fino a 25 anni di carcere per dieci post di un account Facebook, che la sua difesa considera ‘falso’, ma che ha consentito alla magistratura egiziana di formulare pesanti accuse di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici
Nel suo paese avrebbe dovuto trascorrere solo una vacanza in compagnia dei suoi cari in una breve pausa accademica”.
Dopo tanti rinvii il processo è partito, ma i legali di Patrick hanno potuto vederlo poche volte, in cui appariva “visibilmente dimagrito”.
“i suoi avvocati hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche.
Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e sullo scopo della sua residenza in Italia”. Riporta Amnesty.
La Diplomazia e il Governo italiano sono riusciti finora a far poco, anche perché Patrick risulta cittadino egiziano, ma non italiano. L’eventuale conferimento della cittadinanza italiana potrebbe cambiare molto le cose.
Alessandro De Leo, consigliere del Gruppo Misto, ha sottolineato infatti oggi l’importanza “che oltre a questa lodevole iniziativa, si possa giungere alla cittadinanza italiana ed europea, al fine della sua scarcerazione, seguendo l’appello del Presidente Mattarella”.
Tutti insomma auspicano la sua liberazione, perché si spera non condivida la stessa sorte di Giulio, trucidato, nonostante le smentite dall’Egitto, proprio per l’attività di studio e l’attivismo a favore dei sindacati attivi contro Al Sisi e il suo Governo.