Seconda lettera degli Ambasciatori del Gusto al Presidente Conte e ai Ministri, “condizione drammatica”

A pochi giorni dall’appello rivolto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri, per un coinvolgimento al tavolo decisione e la definizione di una strategia volta alla riapertura in sicurezza dei ristoranti, l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto (AdG) tra cui anche il messinese Pasquale Caliri, scrive una seconda lettera ribadendo la condizione drammatica in cui versa l’intero mondo della ristorazione e sollecitando una risposta immediata sul tema “ristori e tassazione”.
“Siamo di fronte all’ennesimo semaforo rosso per tutti i nostri ristoranti. Non abbiamo idea di quando potrà scattare il verde e, soprattutto, se saremo in grado di sopravvivere fino a quel momento. Da mesi ormai ci chiediamo perché, nonostante gli enormi sacrifici realizzati per garantire tutti gli standard di sicurezza richiesti finora e senza evidenti riscontri di utilità, la nostra categoria sia chiamata a espiare qualsiasi colpa di questa terribile pandemia. Oggi le svariate anticipazioni del nuovo Dpcm parlano di ulteriori 100 giorni di
chiusura mentre un silenzio assordante continua ad avvolgere il tema dei ristori. Nel frattempo, un semaforo continua a restare verde ed è quello dei costi fissi e di gestione che si accumulano: dagli affitti alle utenze fino ai dipendenti e alle tasse. Puntuali come ogni anno iniziano ad arrivare le cartelle esattoriali. Ma senza alcuna liquidità noi ci chiediamo come saremo mai in grado di saldarle?!. A gran voce ribadiamo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri la necessità di un cambio di passo, chiediamo di essere interpellati per mettere a punto una visione a medio e lungo termine e una strategia che sia finalmente costruttiva. Serve fare qualcosa subito per “salvare” e “ricostruire” tutto quello che, giorno dopo giorno, sta morendo. Perché, sia chiaro, tanti ristoratori non saranno in grado di riaprire. Al Governo ricordiamo che dietro ogni saracinesca abbassata ci sono imprenditori con le loro famiglie e quelle dei propri collaboratori. Uomini e donne che al pari di altre categorie, hanno il diritto di essere ascoltati, di sapere come poter lavorare e soprattutto di sapere cosa succederà domani”.

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