Il 5 gennaio 1948 nasceva Peppino Impastato, oggi avrebbe compiuto 73 anni

di Salvatore Di Bartolo – “Se si insegnasse la bellezza alla gente la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà”. Il 5 gennaio 1948 nasceva a Cinisi Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, in una famiglia contigua ad ambienti mafiosi, il cognato del padre era infatti il boss Cesare Manzella.

Il giovane Peppino, tuttavia, già a 15 anni cessò ogni rapporto col padre e venne cacciato di casa. Sin da ragazzo avviò un’intensissima attività politica e culturale incentrata sull’antimafia. Nel 1965 fondò il giornale “L’idea socialista” e aderì al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Dal 1968 lottò in prima linea accanto ai contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo.

Nel 1977 fondò Radio Aut, un’emittente radiofonica libera con cui denunciava in maniera spesso irriverente gli affari illeciti dei boss mafiosi locali, su tutti Gaetano Badalamenti, da lui ribattezzato “Tano Seduto”. Il programma più seguito di Radio Aut era “Onda pazza a Mafiopoli”, trasmissione satirica in cui Impastato era solito sbeffeggiare mafiosi e politici.

Nel 1978 Peppino si candidò nelle liste di Democrazia Proletaria alle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Cinisi, ma, a pochi giorni dal voto, venne ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Il suo corpo venne posizionato sui binari della ferrovia Trapani-Palermo e fatto saltare con una carica di tritolo, per inscenare un suicidio nel tentativo di distruggerne anche l’immagine pubblica. Alle elezioni, tenutesi qualche giorno dopo, tuttavia, gli elettori di Cinisi votarono comunque il suo nome, riuscendo a farlo eleggere, seppur simbolicamente, come consigliere comunale.

La sua morte, inizialmente accreditata come suicidio dagli investigatori, diede inizio ad un lunghissimo iter giudiziario conclusosi solo nel 2002 con la condanna definitiva all’ergastolo di don Tano Badalamenti. Per molti anni l’uccisione di Peppino Impastato passò quasi inosservata, anche perché il caso volle che lo stesso giorno venisse ritrovato a Roma il corpo del presidente della DC Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse.

Nel 2000, tuttavia, il regista Marco Tullio Giordana volle ricordarlo dedicandogli il film “I cento passi”, nel quale furono rappresentate le attività di Impastato e le sue battaglie contro la mafia. Negli ultimi anni la figura di Peppino Impastato è stata riconosciuta quale simbolo della lotta alla mafia, e lo stesso è stato insignito di numerosi riconoscimenti: l’Università di Palermo gli ha conferito una laurea honoris causa postuma in Filosofia, tante città in tutta Italia hanno voluto dedicargli parchi, strade e piazze.

Ciò è stato possibile solo grazie alla tenacia della madre Felicia che, fino al giorno della sua morte avvenuta nel 2004, lottò quotidianamente contro tutti e tutto per ristabilire la verità sulla morte del figlio e mantenerne viva la memoria.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it