Prime condanne per gli imputati dell’inchiesta Ottavo cerchio, che nel marzo 2020 coinvolse imprenditori privati, funzionari pubblici e faccendieri tra cui anche l’ex assessore Giorgio Muscolino accusati di corruzione.
Ieri mattina – come pubblicato da Gazzetta del Sud – il gup Fabio Pagana ha condannato in udienza preliminare, con il rito abbreviato, uno degli indagati principali dell’indagine della Squadra Mobile, il 48enne Marcello Tavilla, e la sua compagna, la 51enne Cinzia Fiorentino, rispettivamente a 7 anni e 4 anni e 2 mesi di reclusione. Per Tavilla è stato considerato un aumento di pena in relazione alla recidiva specifica.
Per la coppia, assistita dall’avvocato Salvatore Silvestro, il pm Antonio Carchietti, titolare dell’inchiesta, aveva richiesto pene leggermente più dure: 7 anni e 6 mesi per Tavilla, 5 anni per la Fiorentino.
Domani infatti è stato fissato l’inizio del dibattimento con il rito ordinario complessivamente per dieci imputati, visto che la Procura ha chiesto e ottenuto che si proceda con il rito immediato “saltando” l’udienza preliminare. Il 9 ottobre, il gip Eugenio Fiorentino ha detto “no” al patteggiamento della pena per tre imputati. Nelle scorse settimane avevano chiesto di accedere alla pena concordata tra accusa e difesa in tre: l’imprenditore Giuseppe Micali (3 anni), il commerciante Pietro Ferrante e Felice D’Agostino (2 anni). Ma il gip ha rigettato la richiesta.
L’inchiesta è partita un trojan piazzato nei telefoni di due sospetti ha svelato un giro di mazzette che ha coinvolto, oltre ad alcuni imprenditori, funzionari del genio civile di Messina e Trapani e un dirigente del Comune della Città dello Stretto.
Secondo l’accusa Tavilla, insieme alla compagna Cinzia Fiorentino e a Ferrante, avrebbero corrotto un funzionario del Genio Civile di Messina, l’amministratore del condominio di case popolari “Sottomontagna”, l’ex assessore comunale Giorgio Muscolino (condominio gestito dall’Agenzia per il risanamento) e anche un funzionario del Comune, per ottenere i lavori di manutenzione del mercato Sant’Orsola. Tra gli imprenditori edili coinvolti, Giuseppe Micali, di Messina, e Giovanni Francalanza, di Barcellona. Gli altri imputati sono Felice D’Agostino, Giuseppe Frigione e Giancarlo Teresi. Quest’ultimo è dirigente del Genio civile di Trapani e in questa veste sarebbe stato corrotto da Micali per ottenere un appalto da oltre 800 mila euro al porto-canale di Mazara del Vallo, nel Trapanese. Separatamente si procede anche nei confronti di Salvatore Zaccaro, autore materiale di una perizia suppletiva proprio nell’ambito del presunto accordo tra Micali e Teresi. Accordo che avrebbe comportato un soggiorno gratuito in un albergo del centro di Messina, una cena offerta in un noto ristorante di Milazzo (per Teresi e i suoi cinque ospiti) e un contributo per l’acquisto di un’Alfa Romeo d’epoca. Procedimento a parte anche per Antonino “Ninetta” Bonaffini, recentemente arrestato in un’altra operazione, condotta dai carabinieri.