Dopo la pubblicazione del nuovo Dpcm che ferma «l’attività dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto», che sono «consentite solo in forma individuale e non sono consentite» è allarme in particolare nel settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio che vede bloccati buona parte dei propri campionati.
«Bisogna aprire un confronto urgente con le istituzioni a sostegno delle 9 mila società che svolgono attività di settore giovanile, un tavolo tecnico per affrontare le criticità operative che le società che svolgono attività di settore giovanile e scolastico si trovano ad affrontare», ha spiegato il presidente del settore, Vito Tisci.
«È necessario consentire, nel pieno rispetto delle norme di tutela sanitaria, il diritto al gioco dei bambini e delle bambine più piccole. Così come proseguire nella formazione tecnica di base dei più giovani, seppure in maniera non competitiva, all’interno dei propri centri sportivi e nel pieno rispetto dei protocolli, così come attualmente consentito per tanti altri sport senza essere costretti a snaturare l’essenza tecnica della disciplina».
«Con grande senso di responsabilità le società hanno saputo far fronte, dando continuità a un’attività sportiva dal notevole risvolto sociale, che riguarda un movimento di circa 800 mila tesserati, contenendo al massimo i rischi in uno stato d’emergenza come quello attuale e dei mesi passati». È quindi necessario intervenire perché «purtroppo le criticità delle società che svolgono attività di scuola calcio si ripercuotono sull’intero sistema giovanile e dilettantistico».
Meno diplomatico invece il presidente della lega nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia che si scaglia contro la decisione: «Impedire lo sport soprattutto a bambini e ragazzi equivale a creare un forte squilibrio tra una socialità organizzata e quella disorganizzata, quella che porterà migliaia di giovani a vivere il proprio tempo libero senza regole e senza responsabilità».