E’ il figlio di uno dei figli di Carlo Stagno d’Alcontres, fratello dell’ex rettore Guglielmo: il 32enne Guglielmo Stagno d’Alcontres è al centro di una inchiesta sullo sfruttamento dei braccianti agricoli, scoperto dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento del procuratore Gianfranco Gallo.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura la start up StraBerry, azienda modello che a Cassina de’ Pecchi ha realizzato serre fotovoltaiche per coltivare fragole, mirtilli, lamponi e more, vendute anche sulle strade di Milano: un progetto premiato anche da Coldiretti, che però, dietro la facciata, nascondeva, secondo quanto emerso dall’inchiesta, un centinaio di braccianti extracomunitari pagati 4.50 euro all’ora, sottoposti alla punizione del «ban lavorativo», pausa forzata e non retribuita, quando osavano protestare.
Quello che lo stesso d’Alcontres, in una conversazione intercettata, definiva il «metodo del terrore» per soffocare rivendicazioni. «Con loro devi lavorare in maniera tribale – spiegava al suo interlocutore – tu devi fare il maschio dominante». Il fondatore era soprannominato dai braccianti il “Capo grande“, con potere assoluto su di loro.
I ragazzi africani trattati come animali, erano reclutati per passaparola nei centri di accoglienza e poi arruolati per lavorare a Cascina Pirola, secondo regole non scritte ma urlate: quelle del peggior caporalato.
L’attività è stata complessa, anche perchè i braccianti prima di parlare delle vessazioni quotidiane hanno denunciato buste paga irregolari. Sono state poi le intercettazioni a far emergere un sistema paragonabile allo schiavismo nei campi di cotone.
La notizia ha suscitato particolare scalpore in una città stordita da “incitamenti alla sommossa” da parte di un primo cittadino che contro i migranti ha canalizzato molto odio sociale, che non ha escluso l’alta borghesia capace poi di non essere affatto “razzista” se il fine è il guadagno. Un quadro desolante nel 2020, se il giudice osserva che “c’è chi fa impresa «sfruttando l’enorme disponibilità di mano d’opera straniera che accetta condizioni di lavoro al limite con la schiavitù pur di sopravvivere in Italia”. (pal.ma)