La figura del padre di famiglia è una cosa seria, serissima. Talmente seria che mette pure tristezza. Sembrerebbe che “c’è da stare allegri” solo per gli scapoli, dall’aspetto sempre allegro e scanzonato. Loro sì, hanno gli occhi riposati, e non le borse sotto gli occhi per notti insonni di un poppante vegliante. Alle parole: “papà”, “mamma”, “famiglia”, vengono sempre abbinati aggettivi: “crisi”, “problema”, “dramma”. E i genitori si chiedono: “Dove stiamo sbagliando?” Dove? Ma è chiaro, non trovate il coraggio di ridere di voi stessi. Sembra quasi che gli sposi ridano una sola volta nella vita: nelle foto del matrimonio. Quando nascono i figli, poi, la risata è già bella e finita da un pezzo.
E, infatti, ridere fa bene, benissimo. A noi e a chi ci vede ridere. Ridere della figura di papà, di quella che ci si è scelti, in cui si vive e si cerca di conoscere al meglio. Così Sergio Vespertino con questo spettacolo scopre il lato comico, buffo e grottesco della vita in famiglia di un papà.
“Papà à la coque”, altro non è che l’evoluzione della coppia, dai nove mesi della gravidanza, alla nascita e durante i primi anni. Dal momento in cui la moglie avvisa il marito di stare aspettando un bambino comincia un drastico cambiamento: dallo shopping per bambini, al coccolare la moglie che si sente grassa, al corso pre-parto con i respiri profondi alla sala parto. Per poi passare alla rinuncia alla partita di calcetto, al primo e terrificante (a detta dell’attore) cambio del pannolino, alle notti in bianco, ai ciucci che sembrano avere vita propria, ai rimproveri della moglie, alle feste di compleanno… passando dalle domande difficili che spesso i bambini fanno. Un Sergio Vespertino dunque alle prese tra ninne nanne, pappe, suocera e moglie, con il solito taglio ironico e la sua poesia che lo contraddistinguono, il tutto condito con quel po’ di dialetto che non guasta mai.
Due ore di pura comicità, accompagnata dalle musiche di Pierpaolo Petta alla fisarmonica, per uno spettacolo che comunque non trascura il senso poetico di ciò che significhi essere un padre ed, ovviamente, delle preoccupazioni: se si sarà in grado di farla crescere bene e se da grande qualcuno la farà soffrire. Lo spettacolo, dichiara infine Sergio Vespertino, è stato “scritto” interamente da sua figlia Sara e da sua moglie: lui si è solo limitato ad incollare i pezzi.