L’Assemblea dei soci di Ance Messina, tenutasi nei giorni scorsi, è stata l’occasione per discutere le problematiche più pressanti del settore che lotta per uscire da una crisi ultradecennale acuita dall’emergenza Covid-19, ma anche il luogo in cui i costruttori messinesi hanno posto in evidenza il danno ormai quasi permanente alla vivibilità dei cittadini derivante da una opera pubblica essenziale per la mobilità di tutti coloro i quali devono obbligatoriamente percorrere la tangenziale nel tratto interrotto dai lavori per il rifacimento del viadotto Ritiro. “Come imprenditori e cittadini che vivono giornalmente su questo territorio, stiamo subendo i disagi ormai cronici derivanti da un’opera, inclusa all’interno di un nodo viario cruciale per la viabilità nazionale, con impatti altissimi su quella locale, aggiudicata a dicembre 2014 ed ancora in uno stato di altissima incertezza in merito ai tempi di conclusione.” Questa la premessa comune a tutti gli interventi degli associati presenti nella sede di Via S. Maria Alemanna, sulle motivazioni di pesanti disagi che, secondo quanto previsto dal bando pubblicato oltre sei anni fa da Consorzio Autostrade Siciliane, dovevano essere evitati dall’impresa esecutrice dei lavori ammontanti, dopo il ribasso, a 43,5 milioni di euro.
Il criterio di aggiudicazione era, infatti, quello dell’offerta economicamente vantaggiosa secondo il Dlgs 163/2006, vigente all’epoca, e, tra i requisiti dell’offerta tecnica per l’assegnazione del punteggio, l’impresa si impegnava ad assicurare che “la gestione delle fasi deve permettere il minimo impatto delle lavorazioni sul traffico cittadino e autostradale permettendo la massima fruibilità delle arterie viarie nelle fasi diurne e notturne”, che, nel cronoprogramma, “il concorrente dovrà necessariamente esplicitare, le fasi di interferenza con il traffico autostradale e cittadino (svincolo Giostra e sottostante viabilità) esplicitando le interruzioni necessarie alle lavorazioni di demolizione e ricostruzione del viadotto”. Proprio alla luce di queste prescrizioni, il progetto avrebbe dovuto prevedere il mantenimento di almeno una delle due carreggiate che componevano il viadotto Ritiro, la costruzione di una bretella che consentisse il transito, mentre si provvedeva alla demolizione e ricostruzione dell’altra, per poi trasferire sulla nuova viabilità, il traffico a doppio senso di circolazione non consentito sul vecchio tracciato autostradale, per i noti problemi di tenuta sismica causa dell’intervento.
I costruttori messinesi pongono all’opinione pubblica tre quesiti specifici su questo spinoso argomento, ponendo in evidenza aspetti finora, a loro avviso, trascurati: “L’impresa sta seguendo le fasi lavorative previste nel progetto? E’ stato rispettato il cronoprogramma dei lavori? Sono state applicate le soluzioni alternative progettate per ridurre al minimo l’impatto delle lavorazioni sul traffico cittadino? Sono domande che giriamo alle istituzioni coinvolte ed all’intera cittadinanza, con l’auspicio di avviare un dibattito costruttivo ed evitare il rischio concreto di isolare o ridurre al minimo le possibilità di movimento della popolazione per un tempo che appare ancora indeterminato”.