Come si è potuto vedere, in questi giorni diverse voci avevano denunciato la nullità dell’atto.
Dice infatti la nota del Prefetto che “non rientra nel potere del sindaco, anche in qualità di ufficiale di governo, adottare provvedimenti che incidono in materia di immigrazione trattandosi di materia riservata alla competenza esclusiva dello Stato ovvero del Ministero dell’Interno e della Prefettura”.
Avevamo già riportato la denuncia di Messinaccomuna (qui) che definiva l’ordinanza “un semplice show”. Chiarivano infatti che il Sindaco “non ha competenza sulle aree militari, non ha competenza sull’accoglienza dei migranti, non si sono registrati episodi di violazione dell’ordine pubblico, non ci sono attentati alla salute (il Ministero certifica la negatività degli ospiti). Per le modalità con cui ha luogo, il provvedimento è solo la conferma della sua subcultura xenofoba”.
Non diversa l’opinione (vedi qui) del deputato M5S Francesco D’Uva e la senatrice Grazia D’Angelo 8. Secondo loro De Luca “spettacolarizza un tema molto complesso, come quello degli hotspot e, in generale, dei migranti. L’impressione è che ogni volta che il primo cittadino si sente in difficoltà sul fronte amministrativo, parta all’attacco di tutto e tutti al solo fine di individuare un nemico da criminalizzare e di spostare l’attenzione da quelli che invece sono i reali problemi”.
Stesso indirizzo hanno le critiche del Coordinamento Città Metropoltana di + Europa Messina (qui il post), “Anche in questa occasione il sindaco Cateno De Luca ha dimostrato il suo populismo a scapito dei più deboli, migranti e cittadini di Bisconte, esasperando gli animi e aizzando una rivolta sociale con una ordinanza che sapeva dovesse inevitabilmente essere annullata, dal momento che la materia di immigrazione non è competenza dei sindaci ma dello Stato, in particolare del ministero degli Interni e della Prefettura. Non è così che si governa una città dove la guerra tra poveri serve solo a legittimare la violenza, in tutte le sue forme”
Sia il Prefetto che i due parlamentari tengono a precisare che qualcosa si stia muovendo ai piani alti:
“In ordine alla situazione della hotspot di Messina – sostiene il Prefetto – sono in corso interlocuzioni dirette tra questa prefettura e il Ministero dell’Interno ai fini di una rivalutazione dei requisiti di adeguatezza dell’hotspot”.
D’Uva e D’Angelo invece, spiegando che “già nei giorni scorsi avevamo evidenziato l’esigenza di istituire al più presto un tavolo tecnico con il Prefetto… E’ importante sottolineare che si sta lavorando per trovare questa soluzione…”
Tutte queste voci, seppur critiche nei confronti del Sindaco, concordano sulla necessità di salvaguardare la sicurezza dei messinesi e dei migranti stessi. Si dicono infatti contrari all’hotspot, o comunque critici. Netta è la contrarietà al mantenimento della struttura della Caserma Gasparro da parte di Rifondazione Comunista.
Il Segretario del circolo Peppino Impastato di Rifondazione, Antonio Currò, e la componente del Comitato Politico Nazionale Tania Poguisch, ricordano “il lavoro compiuto in merito da giornalisti come Antonio Mazzeo e attivisti di Borderline Sicilia che avevano già abbondantemente scritto su questa struttura fatiscente e composta da varie baracchette di zinco, da qui denominata area zincopoli“. I comunisti denunciano che ” le strutture (di accoglienza ndr), ancora più di prima, sono diventate delle vere gabbie per chi ci finisce dentro”, infatti sostengono che “le politiche migratorie dell’Europa non riescono ad uscire dal mero approccio securitario praticando una gestione repressiva ed escludente dei confini”, e ritengono necessario che almeno la politica cittadina prenda le distanze da atteggiamenti securitari e razzisti. Rifondazione concorda, le ordinanze del Primo cittadino “sono scenografiche”.
Messinaccomuna invece ricordava che “La contrarietà di Accorinti e della sua Giunta all’hotspot presso la Gasparro è nota a tutti”. Questo veniva detto per rispondere all’accusa di De Luca nei confronti dell’ex Sindaco, reo a suo dire di aver concesso a Renzi l’hotspot per il Masterplan. Tuttavia viene chiarito come né De Luca, né Accorinti hanno alcuna competenza sulla materia.
D’Uva, rispondendo a De Luca che lo accusa di aver cambiato idea per rimanere incollato alla poltrona, ha chiarito con un post su facebook (leggi) la sua contrarietà all’hotspot, rimasta tale perché esso non rispetterebbe i criteri di sicurezza necessari.
Sia Rifondazione che Messinaccomuna convergono sul valutare i metodi del Sindaco come xenofobi e tutti coloro che sono stati citati, hanno visto nelle azioni del Sindaco l’esclusivo fine del consenso politico elettorale.
Adesso che questi avvertimenti sull’ordinanza si sono avverati, c’è da chiedersi, che farà il Sindaco? Dal momento che ha già puntato il dito contro il Ministro Lamorgese, che diceva di voler denunciare, e D’Uva e D’Angelo, definiti suoi “sgherri” (vedi qui), adesso andrà allo scontro anche con una figura istituzionale come il Prefetto? E’ probabile… chi vivrà, vedrà…