Vincenzo Consolo nel suo “Il sorriso dell’ignoto marinaio” cosi scrive:
“Ventiquattro di Giugno, San Giovanni. Era per gli Alcaresi la festa del “Muzzuni” e festeggiar soleano nei quartieri quelle piccole brocche e i germogli con canti e danze fino a notte alta. Si scoglievano allor le inimicizie, si intrecciavano gli amori ed i comparaggi”. E A. Buttitta parlando della festa più antica d’Italia, dichiara: “
Questa del Muzzuni non è altro che il fossile vivente di un’antica civiltà scomparsa definitivamente da tutto il bacino del Mediterraneo ed è una fortuna che Alcara conservi, nello scrigno della sua storia, questi riti pagani, perchè sono il documento vivente della nostra radice umana e culturale”.
La festa del “Muzzuni” di Alcara è un documento umano, testimonianza dell’identità di un popolo. Identità che affonda le proprie radici nei culti pagani dell’antica civiltà greca: essa è, infatti, un rito propiziatorio offerto alle divinità della natura, Demetra, Kore, Dioniso, Adone per augurare la fertilità della terra e l’abbondanza dei suoi frutti.
Attorno al Muzzuni si canta, si balla, si inneggia all’amore e alla vita, si intonano chianote e ruggere ed inni a Demetra:
Sacra dea di la terra, Dimetra,
matri di frummentu e siminati
lu suli così puru la petra,
d’oru vesti li spighi infasciati.
Binidici lu suduri chi s’impetra,
sacri su li fauci e l’arati.
Lu 24 Giugno ‘ntra l’Arcara
Lu Muzzuni è pi tia Dimetra cara.
Per celebrare questa giornata in cui lo stesso progetto “Sicilia Mater” ri-trova alcune delle sue matrici fondanti, ha scelto due splendide musiciste siciliane:
Eleonora Bordonaro e Ginevra Gilli.
Attraverso percorsi musicali diversi propongono un omaggio alla dea Madre, una ri-lettura del mito passando dalle sonorità antiche alla musica popolare.
Eleonora Bordonaro:
Il suo nuovo album “Moviti ferma” è inserito nella cinquina dei finalisti delle targhe Tenco, grazie al voto di una giuria composta da oltre 300 giornalisti musicali.
Presente un brano “Li fomni” (le donne) anche in gallo-italico, la lingua di San Fratello (Me).
“Una voce che, giocando un po’ con le assonanze tra le parole, potremmo definire luminosa e numinosa: gonfia di luce, dunque (ma di quella luce abbagliante da Sud che nasconde anche lacerti di oscurità, come quella che si incista negli spazi tra le pietre dei muri a secco), e numinosa, perché “abitata da un numen”, un principio del sacro e dello spirituale inebriato di forza, entusiasta, e dunque “con un dio dentro”, sempre rispettando l’etimologia. Eleonora Bordonaro è una di quelle creature musicali che riescono a danzare sull’orlo del precipizio senza mai smarrire il passo e la leggerezza: è una cantante folk sanguigna e terrigna che può concedersi il lusso di una battuta in levare che più reggae non si potrebbe, di procedere nel creare le proprie canzoni come se fosse una cantastorie di duecento anni fa e una sciamana del futuro…” (Guido Festinese su “giornaledellamusica.it)
Ginevra Gilli
Dopo gli studi di tripla arpa barocca, per viaggiare dalla musica del rinascimento fino al periodo barocco, nutre un rapporto continuo con l’arpa celtica, strumento nato ai primi del ‘900 “con un suono fresco e brillante“ fino alla scoperta recente del clavicembalo.
Alle sonorità dell’arpa Ginevra Gilli spesso coniuga anche una voce particolare, che diventa canto sospeso per accompagnare antiche sonate e sorprendenti rielaborazioni moderne.
“Le persone mi dicono che quando mi ascoltano suonare e cantare viaggiano per tanti mondi e universi, quello che vorrei fare io con la mia musica sarebbe avvicinare ognuno al suo personale universo, promuovendo un viaggio dentro se stessi”.
27 giugno 2020 ore 15,00
Giusy La Spada e Salvo Presti, curatori di Sicilia Mater incontrano Carmelo Sardo. “il mio mondo è tutto qui. Qui dove sono cresciuti gli ultimi ventidue anni della mia vita buttata via”. Malerba (Mondadori) , la storia di Giuseppe Grassonelli scritta a quattro mani dallo stesso Grassonelli e Carmelo Sardo, giornalista e caporedattore cronache Tg5.
Nascere in una guerra di mafia, veder morire chi ami, dover decidere da che parte stare, decidere di essere uno dei capi della Stidda per una vendetta personale.
Essere condannato ad un “fine pena mai”, e in carcere la resipiscenza.
30 Giugno 2020 ore 18,30
Cristina Marra, giornalista, presenta il progetto “Sicilia Niura”.
Chi l’ha detto che per scrivere bisogna ritirarsi in un eremo, escludere tutto e tutti per partorire il proprio romanzo e farsi spazio fra i lettori in un’impresa solitaria, con il rischio di schiacciarsi l’un l’altro? Chi l’ha detto che cane debba mangiare cane, sempre? Che poi perché mangiarli, i cani? Ci sono quattro cani sciolti della letteratura italiana, ad esempio, che non vogliono sbranarsi tra loro, anzi. Hanno fame d’altro.
Così a Catania nasce il collettivo SiciliaNiura, dall’idea di Rosario Russo, Sebastiano Ambra, Gaudenzio Schillaci e Alberto Minnella, quattro penne, tutte siciliane, legate da una sincera e autentica amicizia e dall’amore viscerale e condiviso per la letteratura noir e per la propria terra.
Cos’è dunque SiciliaNiura? È dissacrare l’immagine lisa di una letteratura che pensa solo per sé, raccontare la Sicilia usando una nuova chiave di lettura, quella del noir siculo; unire le idee e le forze di tutti gli autori siciliani che hanno la voglia e la passione di fare gruppo insieme ai quattro fondatori, e portare avanti il progetto.
SiciliaNiura è un’unica penna, un solo inchiostro, una sola voce, un unico narratore che pensa con più teste. È niura, come la pietra catanese; niura come una parte della storia della nostra terra.