Ad esempio, il consigliere Russo, ritiene che, se “l’intenzione dell’ordinanza è quella di impedire ai minori o a chiunque di comprare bibite alcoliche nelle ore serali, il divieto è facilmente aggirabile, provvedendosi con acquisti precedenti nell’arco della giornata, presso bar, supermercati e altre attività commerciali: non ultimi, i dispenser operativi h24 che, in pieno centro, distribuiscono birre e alcolici durante il resto della giornata”.
Inoltre aggiungeva che “per moltissime attività estive, quali i lidi” la chiusura delle attività all’1.30 rappresenta “un orario eccessivamente restrittivo per consentire lo svolgimento delle attività d’impresa”, arrivando alla conclusione che “se l’intenzione dell’ordinanza, anche in questo caso, è volta a evitare il disturbo della quiete, la soluzione più opportuna sarebbe quella di obbligare a ridurre i decibel delle emissioni musicali”.
“Sono un imprenditore messinese di 30 anni – esordisce il ragazzo – che ha avuto la fortuna, a seguito di tanti sacrifici familiari, di mettere in piedi un’impresa e di continuare a farla crescere, grazie a progetti sempre più dinamici e ambiziosi che sono mossi dalla volontà di lavorare nella mia città, Messina.
Purtroppo oggi l’amministrazione di questa città – prosegue – piuttosto che stimolare noi giovani a crescere, investire e poter vivere nel posto dove siamo nati e che amiamo, ci sta spingendo sempre di più ad andare via.
Le ultime Ordinanze (nello specifico la n.187 del 12 giugno 2020 e la n. 189 del 18 giugno 2020) – spiega – hanno messo in ginocchio tante attività, come i miei negozi di distribuzione automatici, e li porteranno inevitabilmente alla chiusura dopo numerosi sacrifici e investimenti.
Le Ordinanze in questione vietano ai gestori di distributori automatici, come il sottoscritto, di vendere alcolici dalle ore 20 alle ore 8 (precedentemente dalle ore 19 alle ore 8), di fatto danneggiano e penalizzano le piccole imprese che, nello specifico, non essendo dotate ad esempio di aree all’aperto con posti a sedere sono impossibilitati a vendere alcolici e di conseguenza vedranno diminuire il proprio fatturato almeno dell’80%.
Inoltre, secondo la mia personale opinione – chiarisce – vietare il consumo di alcolici sul suolo pubblico porta inevitabilmente ad un assembramento all’interno dei locali; al contrario, favorendo l’asporto, le persone potrebbero disperdersi nelle vie e nelle piazze della nostra città, rispettando il distanziamento sociale che la Legge prevede.
L’Amministrazione, infatti – ritiene il giovane commerciante – dovrebbe aumentare i controlli da parte delle Forze dell’Ordine ed installare i cestini di raccolta differenziata nelle aree salienti della Movida. Di questi ultimi attualmente la città ne è totalmente sprovvista e siamo noi commercianti a dover offrire ai clienti la possibilità di gettare le lattine o le bottiglie una volta consumate.
A tal proposito, ci tengo a rendere noto che nelle ultime cinque settimane Messina Servizi, nelle notti tra sabato e domenica, non ha effettuato nessuna pulizia dei marciapiedi, neanche in una zona nevralgica come la Via Primo Settembre, dove, invece, durante il periodo di Lockdown la stessa manteneva pulite le strade dai rifiuti che venivano abbandonati dai consumatori di tutti i locali.
L’ultima ordinanza (n. 189 del 18 giugno 2020) appare fortemente discriminatoria nei confronti del Nostro settore, portando di conseguenza un danno economico non quantificabile.
L’attività di distribuzione automatica h24 – spiega ancora – nasce con l’intento di dare al cliente la possibilità di acquistare autonomamente prodotti, come ad esempio la birra, inserendo la Tessera Sanitaria ai fini della verifica della maggiore età, e di scegliere di consumarli ove si ritenga più opportuno.
Alla luce del danno già subito nei mesi scorsi a causa del Lockdown mi auspico che il Vicesindaco Mondello e l’Assessore Musolino possano rendersi conto che il proibizionismo che si sta facendo nelle ultime settimane porterà inevitabilmente alla chiusura di numerose attività della nostra città. Pertanto vorrei che la Nostra Categoria venisse presa in considerazione, al pari delle altre e che il divieto che ci è stato imposto venga rimosso dal momento che per Noi rappresenta un vero e proprio “divieto a lavorare” per i motivi che sopra ho esposto.