Il Coordinamento nazionale dei docenti della disciplina dei diritti umani (CNNDU) intende commemorare i deceduti nella strage della Circonvallazione avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982. I tre carabinieri Salvatore Raiti, Silvano Franzolin e Luigi Di Barca di scorta al furgone guidato dal ventisettenne Giuseppe Di Lavore stavano trasportando un boss della mafia, quando furono investiti da una pioggia di proiettili.
“Sono state date molte definizioni del concetto di “eroismo” – sostiene Romano Pesavento, Presidente del CNDDU – più o meno calzanti e pregnanti di significato; qualche volta anche retoriche, o fiacche, dalla voce di chi le pronuncia solo per apparire pubblicamente. Contano solo le azioni degli uomini nel bene e nel male. Il giudice Borsellino affermava che per rispettare il lavoro degli uomini onesti e liberi si può agire in un solo modo: “facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici, rifiutando di trarre dal sistema mafioso i benefici che potremmo trarre ( anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro”.
“Il giudice Borsellino – prosegue – aveva proprio ragione: solo quando saremo in grado di rinunciare a un vantaggio personale conquistato senza nostri meriti, solo quando saremo in grado di avere a cuore i beni pubblici, solo quando ci opporremo all’indifferenza e alla stagnazione avremo rispettato la memoria dei tanti martiri della legalità italiana e anche la nostra identità di cittadini”.
“Oggi in una società economicamente depressa, anche a causa dei danni ingenerati dal blocco / rallentamento di tutte le attività dovuto alla pandemia, in cui è facile, per mancanza di alternative, abbandonare modelli di comportamento basati sulla cultura della legalità, soprattutto in territori ostili e refrattari alle norme giuridiche – evidenzia Pesavento – la scuola rimane l’ultima risorsa per tentare di “resettare le coscienze” e immaginare l’impossibile: invertire le tendenze e diffondere i valori della nostra Costituzione. Probabilmente alcuni penseranno che la scuola italiana rispetto ad altri settori è stata “risparmiata” dalla crisi; in realtà il settore in questione è in sofferenza da tanto tempo”.
“Chiediamo invece – conclude – sforzi finanziari ulteriori (edilizia, riformulazione programmi, innovazione, CCNL, sicurezza sul luogo di lavoro etc.) perché indipendentemente da quanto si possa pensare non esiste futuro per uno Stato che non metta al centro delle priorità l’efficacia dell’azione educativa. L’impegno di oggi sarà ripagato domani. La scuola insegna anche questo”.