“L’ordinanza sindacale contingibile e urgente nr. 187 emanata nelle scorse ore rappresenta un provvedimento eccessivamente gravoso e sproporzionato rispetto agli obiettivi che si intenderebbero perseguire. E’ per queste motivazioni che ne ho richiesto la revoca o la modifica urgente all’Amministrazione Comunale”. Interviene così il consigliere del Pd Alessandro Russo a seguito della svolta proibizionista dell’amministrazione De Luca sulla “movida” messinese post lockdown.
“Desta stupore e lascia al tempo stesso interdetti la scelta di dover individuare orari di sospensione di vendita di bevande alcoliche così ridotti come quelli individuati dall’ordinanza. Le ore 20, infatti – ricorda Russo – impediscono non soltanto la regolare attività di bar o di esercizi commerciali di vicinato ma anche di pizzerie, rosticcerie, focaccerie e panetterie, che pagherebbero incolpevolmente le scelte altamente restrittive stabilite indistintamente per tutti gli esercizi commerciali. Si aggiunga che, se l’intenzione dell’ordinanza è quella di impedire ai minori o a chiunque di comprare bibite alcoliche nelle ore serali, il divieto è facilmente aggirabile, provvedendosi con acquisti precedenti nell’arco della giornata, presso bar, supermercati e altre attività commerciali: non ultimi, i dispenser operativi h24 che, in pieno centro, distribuiscono birre e alcolici durante il resto della giornata.
Altrettanto stupore suscita la scelta di stabilire per la stagione estiva orari di chiusura delle attività serali limitati all’1.30. Per moltissime attività estive, quali i lidi, che movimentano praticamente l’intera vita notturna cittadina, l’1.30 rappresentano un orario eccessivamente restrittivo per consentire lo svolgimento delle attività d’impresa. Se l’intenzione dell’ordinanza, anche in questo caso, è volta a evitare il disturbo della quiete, la soluzione più opportuna sarebbe quella di obbligare a ridurre i decibel delle emissioni musicali, consentendo in maniera più rispettosa della quiete la normale attività sociale dei clienti, contemperando sia il diritto alla quiete e al riposo, che quella di svolgere attività economica.
Del resto, il rischio del contagio non è in alcun modo derivante da particolari orari del giorno o della notte: il rischio del contagio da Covid-19 non è più grave se si acquista una birra dopo le 20, né è più marcato dopo le 1.30 della notte. Il vero, essenziale punto del rischio di contagio è derivante dal mancato rispetto delle norme anti assembramento e di distanziamento fisico: sono questi i rischi di diffusione del contagio, certamente non gli orari di vendita delle birre in città. E’ sulla rigida osservanza di queste norme, piuttosto, che l’Amministrazione dovrebbe essere attenta (mascherine, vicinanza fisica, assembramenti, norme igieniche…).
Emanare provvedimenti che ricordano i regimi totalitari o teocratici, dove lo Stato impone ai cittadini comportamenti che si ritengono “morali” o “giusti” rispetto ad una norma di controllo, è scelta che può andar bene, forse, a Teheran o a Pyongyang, non certo in una città che, con grandissime difficoltà, sta cercando di riaprire le proprie attività economiche per tornare a vivere.
Serve urgentemente che l’ordinanza venga modificata: gli orari vanno estesi, così come del resto deciso in queste ore anche a Palermo. Va previsto il controllo delle norme di distanziamento fisico e non certo quello delle aperture dei locali, che risulta soltanto una penalizzazione gravissima del diritto di impresa per decine di locali messinesi. Va, infine, rivisto il divieto della vendita di alcolici dopo le 20: sulla vendita di alcol, è bene ricordarlo, vigono delle leggi ben precise. Ai minorenni – ribadisce Russo – nessuno può vendere birre o vino: si chieda ai commercianti di fare rispettare questo divieto, magari chiedendo l’esibizione dei documenti all’atto della vendita, piuttosto che vietare tout court la vendita di alcolici a chiunque per non essere capaci di saper fare rispettare i divieti di vendita già vigenti per legge.
Controlli rigidi delle norme già esistenti: questo servirebbe per assicurare che le attività economiche possano ripartire in sicurezza e nel rispetto del decoro cittadino. Il proibizionismo ha storicamente mostrato – e continua a mostrare – il fianco della sua inutilità assoluta. E’ bene non mettersi a inseguirlo a Messina proprio adesso”.