di Palmira Mancuso – La ragazzina compie 13 anni a luglio, e certamente non dimenticherà la brutta esperienza. E magari eviterà di abusare di alcool dopo il rischio corso ieri sera. Lo sfondo è un sabato messinese tra i locali del centro, dopo il freno imposto dal lockdown e il bisogno di sfogare giorni di evidente frustrazione in una città dove pare che pensare ai giovani sia materia di competenza esclusiva di vigili urbani e assessorati alla repressione.
La ragazzina, in evidente stato di alterazione è stata trasportata nella notte in ospedale dopo aver bevuto due birre e un cocktail alcolico, mentre si trovava nella zona tra la chiesa dei Catalani e gli scavi di largo San Giacomo, dove sono intervenuti gli operatori sanitari con l’autoambulanza e gli agenti della Polizia municipale, alla guida del commissario Giovanni Giardina.
Rapidamente individuato il locale di via Cesare Battisti che ha distribuito alcoolici a una minorenne, la Polizia municipale ha provveduto a sospendere l’attività.
Eppure non dobbiamo fare l’errore di criminalizzare la dodicenne. Ne scatenare sui genitori la condanna per un inciampo nel percorso di crescita di una piccola donna che vuole fare l’adulta e pensa che sia l’alcool il mezzo per sentirsi grande in mezzo agli altri.
Il discorso è ben più complesso. Perchè sono i modelli di società che assecondiamo e creiamo che costituiscono la base di episodi che singolarmente possono essere derubricati in “ragazzata”, e che non possiamo pensare di controllare, se non di governare. E in questo la politica ha grandissime responsabilità.
Grazie a questa ragazzina oggi scopriamo che anche a Messina esiste una generazione di giovanissimi che della globalizzazione tra le nostre strade vede solo gli effetti più deleteri, come fossimo la periferia del mondo in cui non ci sono parchi, non ci sono spazi pubblici per lo sport, concerti, cinema all’aperto, lungomari e passeggiate: non ci sono spazi aperti al pubblico che non siano per distribuire cibo o bevande.
Galimberti diceva che la pandemia non ci ha insegnato niente. “Torneremo al precedente stile di vita con la foga di chi ha vissuto un periodo di astinenza”. E i più piccoli ci guardano.