Mensa chiusa per l’emergenza covid, ma i mesi di sofferenza per il 16 lavoratori addetti alla mensa Ersu non sono ancora finiti. Un lungo lockdown senza ammortizzatori sociali: nessun aiuto alimentare perchè titolari di un contratto, nessuna cassa integrazione, e nessuna certezza sui tempi del ritorno al lavoro. Infatti la Gemeax Elior che gestisce l’appalto, ha continuato a fornire i pasti agli studenti fuori sede rimasti a Messina, circa 200, attraverso le cucine dell’ospedale Papardo.
A raccontare le difficoltà di questa difficile ripresa Tindaro Mollica, che ieri ha spiegato la situazione all’On. Franco De Domenico, deputato dell’Ars dopo una carriera da direttore amministrativo dell’Unime, che ha preso a cuore la vicenda sollevata dal nostro giornale nel corso di un approfondimento in diretta sulla nostra pagina social.
“Purtroppo la gestione della cassa integrazione in Sicilia è stata fallimentare, come sapete – ha ribadito De Domenico, alla vigilia di una seduta rovente a palazzo dei Normanni – Anche in questo caso ci sono delle responsabilità tutte da chiarire. Ho parlato con la direzione dell’Ersu, la dott.Costantino e in effetti già da una settimana la mensa, sebbene con le dovute misure di contenimento, avrebbe dovuto riaprire. Ma alle sollecitazioni l’azienda non ha risposto, io stesso ho cercato di contattarla ma non ho avuto al momento alcun confronto diretto”.
Nei prossimi giorni quindi sarà più chiaro il destino di questi 16 lavoratori, troppo “pochi” per i sindacati che non li hanno sostenuti nel chiedere spiegazioni sul silenzio nel quale hanno vissuto dalla serrata della mensa, fino a oggi. Uno stipendio da difendere, uno stipendio che è poco più di un qualsiasi reddito di cittadinanza, ma che ha tutta la dignità di chi lavora e ha diritto a conoscere le intenzioni del datore, nella speranza che presto tornino a cucinare per gli studenti. (pal.Ma)