All’indomani dell’approvazione del nuovo Decreto Rilancio, il 90% delle attività del comparto italiano del settore wedding, events e congress risultano ancora vietate.
“Dimmi come e quando” non è l’allegro ritornello del tormentone musicale dell’estate 2019, ma lo slogan del movimento spontaneo Italian Wedding Industry che all’indomani dell’approvazione del nuovo Decreto Rilancio, “pretende risposte improrogabili da parte del governo nazionale, sulle modalità e le date certe per ripartire con le attività lavorative già dalla Fase 2, a sostegno di migliaia di imprenditori ad oggi non solo sprofondati nel baratro, ma soprattutto abbandonati”.
A un mese di distanza dal primo appello, torna a farsi sentire, IWI, il movimento spontaneo che, partendo dalla Sicilia, con l’imprenditore Umberto Sciacca, l’event manager Barbara Mirabella e l’imprenditore Luca Damiani, ha coinvolto, da Sud a Nord, l’intera filiera italiana del settore wedding, events e congress, che annualmente, fattura 40 miliardi (tra cui, solo per fornire alcune recenti stime: 600 milioni per abiti da sposa e cerimonia, 440 milioni per il destination wedding, 400 milioni per fotografi e video maker e così via con una lunga lista).
Il movimento ha contato oltre 5000 firme, anche da parte dei più prestigiosi brand nazionali della produzione di abiti da sposa, sposo e cerimonia.
“È assurdo che, nonostante le nostre ripetute richieste di confronto, attraverso la sottoscrizione nazionale che è stata inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a tutti i gruppi parlamentari e del senato, nessuno abbia preso in considerazione le nostre proposte concrete per riprogrammare le cerimonie e i grandi eventi, o dato attenzione alle istanze di un intero comparto oggi al collasso, con l’85% del fatturato nazionale già andato perduto. Siamo convinti che, così come è stato possibile trovare delle soluzioni per i mercati rionali, il trasporto pubblico e gli spazi ristretti come gli aerei, si possa immaginare, anche il supporto degli ordini professionali come gli architetti, gli ingegneri e i geometri, per cerimonie all’aperto o, per esempio, riorganizzare sale per convention ed eventi aggregativi in maniera composta, con nuove modalità di servizio, salvando un intero comparto, che adesso è stato reso vietato e privo obiettivi neanche a medio termine. Chiediamo che il governo ci dia gli strumenti per ripartire, ma soprattutto non ci lasci nell’eco sordo delle nostre richieste di aiuto”.
È recente l’adesione al movimento da parte della filiera della bomboniera, questo ha stimolato l’azione da parte dell’importante settore del Made in Italy, in grado di coinvolgere i maggiori distretti produttivi dal Veneto, alla Lombardia; dalla Toscana, alla Campania; dalla Puglia, alla Sicilia.
Italian Wedding Industry ha deciso di riaprire una nuova raccolta firme, volta a rafforzare il grido di aiuto e a raggruppare tutti i professionisti del comparto che rappresentano un’eccellenza italiana. Il link per aderire è il seguente: http//www.change.org/p/giuseppe-conte-salviamo-la-wedding-industry-per-il-2020-2021-s%C3%AC-ai-matrimoni-e-alle-cerimonie?fbclid=IwAR0zuOyGQDS1nN2_C7_Wb38dK3DUZdbhuAkqTwlQZ9g8kXieksfnhl_XWv0.
“Stiamo continuando ad andare avanti con il nostro movimento – dichiara Umberto Sciacca – perché non possiamo aspettare più neanche un giorno: abbiamo bisogno di aiuto, in quanto sarà molto difficile celebrare un matrimonio con le restrizioni, infatti, molte spose hanno già rinviato il proprio evento al 2021. Con i nostri atelier di abiti da sposa, sposo e cerimonia, ci stiamo preparando alla riapertura del 18 maggio, ma dato che eventi matrimoni e cerimonie sono vietati, non sapremo a chi vendere i nostri preziosi abiti, così non arriveremo alla prossima stagione perché dovremo affrontare un anno intero pagando affitti, bollette, tasse e soprattutto i fornitori di merce che è rimasta invenduta. Molti di noi sono già falliti”.