In tempo di pandemia il vero contagio è la Fraternità. La storia di Abib

 di Fra Giuseppe Maggiore – “E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada.” Così Francesco d’Assisi scriveva  per i frati nella Regola non Bollata del 1221, versetto molto caro a coloro che fanno del carisma francescano una scelta di vita. Stare tra i poveri non come chi da solamente, ma come coloro che attingono un bene prezioso. Stare come amici e fratelli che condividono un pezzo di strada con l’altro, ma soprattutto stare con l’altro per un motivo prettamente Cristologico e non filantropico: “ Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Stare con i fratelli più poveri, emarginati, quelli considerati dalla cultura contemporanea uno scarto è saper vivere il mistero dell’Incarnazione: “Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per noi”.

Queste sono le motivazioni Teologiche e umane che spingono un gruppo di uomini e donne che amano definirsi Fraternità a donare il loro tempo, la loro amicizia a coloro che normalmente vengono considerati poveri. La Fraternità dell’Ordine Francescano secolare del Santuario di Lourdes di Messina insieme ai Frati Minori col pretesto di dare del cibo ai fratelli e alle sorelle che hanno difficoltà economiche e a coloro che vivono lungo la strada e non hanno dove posare il capo, hanno saputo instaurare nella semplicità tipicamente francescana una relazione che va oltre allo stile “io ti do perché posso, tu prendi perché sei povero”. Lo stile deve essere quello della Kenosi, dell’abbassamento… dell’Incarnazione: farsi fratello. In poche parole scendere allo stesso livello dell’altro facendogli scoprire il senso della fraternità presentandogli un Dio Padre di tutti, che ama tutti allo stesso modo.

Nella bellissima avventura che i Francescani stanno sperimentando alla Stazione ferroviaria di Messina dove due volte alla settimana stanno con fratelli e sorelle provenienti dai vari quartieri di Messina, con altri che vivono per strada provenienti anche da diverse Nazioni, hanno conosciuto Abib. Abib è un uomo vicino alla settantina, minuto, con gli occhietti furbi, di poche parole e dai modi gentili, originario della Tunisia, da molti anni in Italia. Durante una cena in Santuario si è venuto a sapere che Abib aveva un tumore al colon, scoperto grazie ai medici dell’Help Center capitanati dal Dott. Francesco Certo.

Tiziana Figione, responsabile del Settore Giustizia e Pace dell’Ofs insieme ad altri fratelli e sorelle, d’accordo con il Ministro della Fraternità Francescana e i Frati si sono messi in moto per fare ricoverare Abib. La rete della Carità si è divulgata, ognuno ha dato qualcosa in modo da non fare sfigurare Abib, e nel vedere la vestaglia da camera le ciabatte di seta e tutto il resto che i frati gli hanno fatto recapitare i suoi occhietti piccoli si sono illuminati e riempiti di lacrime. La comunità tunisina non gli ha fatto mancare il proprio affetto e la propria vicinanza.

Nella sua lunga permanenza al Policlinico di Messina, il Dott. Giuseppe La Malfa insieme a tutti i medici e agli infermieri del reparto Chirurgia Oncologica del padiglione F, hanno trattato Abib come uno di famiglia.

Impossibilitati ad andarlo a trovare, la Dott. Tiziana Frigione veniva aggiornata frequentemente dal Dott. La Malfa, sullo stato di salute del fratello tunisino che nel frattempo era giunto al terzo intervento chirurgico.

Certamente una volta dimesso, Abib non poteva tornare nelle grotte dietro la Zona Falcata, bisognava trovare una sistemazione adatta per lui. Riecco in moto la rete della Carità: è bastata una telefonata al Dott. Francesco Certo e a sua moglie Mariella per far arrivare Abib alla Casa della Misericordia a Camaro, retta proprio dall’Associazione Onlus la Terra di Gesù che i coniugi Certo portano avanti insieme a tante altre iniziative ben note a Messina.

Dopo aver fatto il tampone e risultato negativo al covid19, Abib da due giorni è insieme ad altri fratelli assistito amorevolmente dai volontari del casa d’accoglienza della signora Mariella.

Ho voluto raccontarvi questa storia per testimoniare come da piccoli gesti di carità come dare un panino, può nascere una relazione fraterna, relazione che non si è creata solo con Abib ma con tantissimi altri fratelli e sorelle meno fortunati di noi. Una relazione di fraternità contagiosa che ha coinvolto i medici del Policlinico che hanno tenuto ricoverato Abib sin quando hanno potuto farlo e che ancora una volta ha contagiato i coniugi Certo non nuovi a questo tipo di esperienza.

I Francescani del Santuario di Lourdes possono davvero sentirsi lieti perché in quei fratelli e sorelle incontrati lungo la strada hanno incontrato Cristo che ha sete di Fraternità.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it