L’occupazione di suolo pubblico, che negli anni normali porta quasi 900 milioni nelle casse dei Comuni Italiani è al centro della discussione sulla cosiddetta Fase 2 che a Messina sta finendo in sguaiata protesta a tutto vantaggio dell’unico sindaco rimasto fuori dal tavolo Anci con il quale i Comuni in Italia stanno chiedendo puntuali interventi allo Stato a sostegno delle piccole e medie imprese locali. A pagare le tasse sul suolo pubblico, infatti, sono in particolare i bar e ristoranti che mettono i tavoli all’aperto. E per venire loro incontro proprio ieri (giornata in cui c’è stato il flash mob con molti locali che hanno acceso le luci per 15 minuti dalle 21 anche a Messina) è stata discussa dalla ministra della Pa Fabiana Dadone con il presidente Anci Antonio Decaro, l’idea di azzerare tasse e canoni per le nuove occupazioni, o per quelle aggiuntive rispetto al passato.
Anche perché nei prossimi mesi gli spazi all’aperto possono rappresentare l’unico modo per recuperare un po’ di coperti rispettando le esigenze del distanziamento.
Sulla Tari i Comuni si stanno già muovendo da soli con sconti o con la sospensione tout court delle cartelle. Per mettere ordine è intervenuta l’Arera, l’Autorità che da quest’anno disciplina le tariffe sui rifiuti, annunciando nuove misure in arrivo per alleggerire il conto a carico di chi ha dovuto sospendere l’attività. Per l’Arera si tratta di applicare anche nella crisi il principio «chi inquina paga»: perché chi ha chiuso non inquina (e quindi dovrebbe pagare meno). Servono almeno 400 milioni, avverte l’Authority in una segnalazione a governo e Parlamento, anche per non dover compensare tutti gli sconti caricando le bollette degli altri.
Vi è poi la misura del prestito fino a 25 mila euro, garante lo Stato, che però non convince chi non riesce ad ottenere le garanzie necessarie da fornire alle banche, che nei fatti stanno gestendo l’accesso ai crediti. Fare la domanda è abbastanza semplice. Il modulo, con la richiesta della garanzia statale, è scaricabile dal sito www.fondidigaranzia.it. Per accedere a questo finanziamento non è necessario essere correntisti della banca o aprire un conto corrente ad hoc presso l’istituto al quale ci si rivolge. In Italia ad oggi sono 30 mila le richieste già pervenute.
In città non sono mancate le proposte. Come quella di Messina in Azione che, attraverso un progetto, immaginava la creazione di un Fondo Comunale utilizzando parte di quei famosi 32 milioni annunciati in possesso dal Comune.
Le alternative allo show in piazza insomma ci sono. E resta fuori anche il Consiglio Comunale che il sindaco usa solo per ratificare degli atti. Ma di coinvolgimento nella rimodulazione e visione della città futura, nemmeno l’ombra. E certo bisogna fare anche i conti con una categoria, quella dei commercianti – imprenditori che a Messina riesce a spaccarsi anche sulla pedonalizzazione del centro, arma usata in tutte le città europee per sviluppare il commercio. Ma questa è un’altra storia. (Pal.Ma)