La Cei non è d’accordo con il Governo e scoppia la polemica sui social

di Fra Giuseppe Maggiore – La diatriba nata ieri sera tra il Presidente del Consiglio Conte o meglio tra il Governo e la Cei sta diventando cibo prelibato per i sovranisti, ultracattolici, cattolici attaccati ai riti e poco attenti alla realtà e infine pretini (per fortuna pochi) che se gli togli la parola dal pulpito rimangono muti, incapaci di far parlare la vita nelle vicende quotidiane, e che stanno aizzando sui social i pii devoti che reclamano la libertà di culto mai messa in discussione dal Governo.

La Meloni non ha perso tempo, nella sua pagina Fb scrive:  “Si è dovuta far sentire la Chiesa, attraverso la CEI, e protestare contro la limitazione delle libertà fondamentali perché si parlasse finalmente del problema. Non si possono calpestare i diritti costituzionali a colpi di decreto. Il vaso è colmo”.

Salvini forse deve smaltire qualche mojito di troppo o qualche barattolo di nutella per colmare le proprie frustrazioni perché ancora il suo parere da “fervente cattolico” divorziato e convivente non è ancora giunto.

Non manca neppure il parere della rivista apologetica “Il Timone” che non nasconde simpatie tradizionaliste e ultra cattoliche e che spesso e volentieri non risparmia aspre critiche a Papa Francesco.

A mio modesto parere fa bene Mons.Bassetti come presidente della Conferenza Episcopale Italiana ad esprimere la sua amarezza a nome di tutti i vescovi del Paese, fa bene a richiamare alla libertà di culto che in questi giorni qualche zelante componente delle forze dell’ordine ha messo in ombra interrompendo celebrazioni eucaristiche e limitando la  libertà di esprimere la fede.

Ma non credo che il Presidente Conte e il Ministro Lamorgese siano persone non aperte al dialogo, tanto è vero che ieri sera stesso è arrivata la risposta da Palazzo Chigi, che apre le porte al confronto: “Nei prossimi giorni sarà elaborato un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.

L’errore di Conte è stato e continua ad essere quello di riversare  troppe responsabilità con qualche lavata di mano stile Ponzio Pilato al Comitato tecnico scientifico, cosi come ha fatto intendere la  ministra alle Pari Opportunità e alla Famiglia Elena Bonetti che in un’intervista all’Ansa afferma: “Non ho mai condiviso questa decisione e non credo ci assolva riferirci alla rigidità del parere del Comitato tecnico scientifico. Sta alla politica tutelare il benessere integrale del Paese, e la libertà religiosa è tra le nostre libertà fondamentali”.

La prova che il Governo non sta limitando o togliendo  nessuna libertà di culto sono le dichiarazioni di diversi componenti del governo stesso.

Il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio ha suggerito di “raccogliere la sollecitazione della Conferenza episcopale e rivedere il divieto per le funzioni religiose anche dopo il 4 maggio. Attraverso la collaborazione sarà sicuramente possibile consentire la partecipazione dei fedeli alle funzioni nel pieno rispetto del distanziamento e della cautela necessaria”. Il presidente dei senatori del Pd, Andrea Marcucci, su Facebook ha aggiunto: “Credo che l’ammonimento dei Vescovi italiani sia corretto. Non poter individuare ipotesi che prevedano il distanziamento sociale ma permettano le funzioni religiose sembra incomprensibile. Spero che il governo ci metta più attenzione”. Dal Pd anche le parole di Stefano Lepri: “Riaprono le sale gioco, ma le messe non si possono ancora celebrare. Neanche a partecipazione limitata e in relazione alla dimensione del luogo di culto. Neanche nei giorni feriali, con il distanziamento e le precauzioni previste nei luoghi di lavoro che riapriranno. Finora abbiamo fatto bene a tenere chiuse anche le chiese. Ma ora qualcosa non torna. Il Governo intervenga”.

Arriverà il tempo di riprendere la celebrazione dell’Eucarestia domenicale e dei funerali in chiesa, oltre ai battesimi e a tutti gli altri sacramenti, naturalmente seguendo quelle misure necessarie a garantire la sicurezza in presenza di più persone nei luoghi pubblici, ancora una volta siamo chiamati a pazientare e soprattutto a non gettare benzina sul fuoco dando ascolto a frange estremiste o a falsi profeti.  Non credo che ci sia da parte di qualche zelante sacerdote così come si legge sui social, la frenesia di ritornare  a celebrare matrimoni, cresime, trigesimi, battesimi ecc. per ritornare a far cassa, sarebbe davvero un peccato gravissimo contro Dio e contro i fratelli.

“Dobbiamo auspicare il meglio ma faremo di necessità virtù – ha detto ad Avvenire Mons. Meini vice Presidente della Cei -. Mi auguro che le Messe si possano ‘riaprire un po’ di più’, se mi è consentita questa espressione: ossia, che si torni a celebrare alla presenza della nostra gente. Tuttavia è chiaro che non ci sarà permesso di avere le chiese affollate. Occorrerà rispettare con prudenza, fermezza, saggezza e attenzione le disposizioni di sicurezza e le regole che ci saranno”

Per certi versi è condivisibile  ed è anche vero ciò che scrive oggi nel suo editoriale Marco Tarquinio direttore del giornale dei Vescovi Italiani, l’ Avvenire, dicendo che “sarà molto difficile far capire perché, ovviamente in modo saggio e appropriato, si potrà tornare in fabbriche e in uffici, entrare in negozi piccoli e grandi di ogni tipo, andare in parchi e giardini e invece non si potrà partecipare alla Messa domenicale. Sarà difficile perché è una scelta miope e ingiusta. E i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”. 

Considerando i migliaia di morti bisogna saper discernere ciò che è  bene per tutti. C’è un pericolo nascosto è sta nel rendere la fede un’arma contro il bene comune… E il cristianesimo non è questo! San Pietro nella sua prima lettera scrive ai cristiani  queste parole “Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano,  sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene.  Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio.  Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re”(1Pt 2, 13-17)

Intanto il lavoro e la collaborazione  tra la Cei e il Governo continua e gli attestati di stima tra le parti sono la testimonianza che al contrario di quello che si vuol far trapelare si sta lavorando per il bene comune.

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