La lavanda dei piedi inaspettata

di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

 Il gesto di Gesù che si spoglia dei suoi abiti e si mette un grembiule per lavare i piedi sporchi di quegli uomini che l’avrebbero rinnegato, tradito e abbandonato, mi ha sempre messo in crisi.  in questi giorni ho pensato a quel grembiule, a quella veste sacra… all’unica e vera veste liturgica che richiama il servizio instancabile delle nostre mamme che con il grembiule ai fianchi hanno portato avanti l’economia della famiglia, che hanno dispensato carezze anche quando non lo meritavamo, che hanno dispensato amore gratuito senza alcuna pretesa. Quel grembiule ai fianchi di Gesù mi fa pensare al servizio di quei sacerdoti che si spendono, si donano quotidianamente al popolo che gli è stato affidato. Mi fa pensare al servizio dei tanti religiosi e religiose che offrono la loro vita per i poveri, così come tantissime associazioni e laici che impegnano il loro tempo per gli anziani, per gli ammalati, per quelli che non hanno nessuno. Penso alle tante persone che nel loro lavoro sanno lavare i piedi all’altro con un sorriso, con un abbraccio, con la consapevolezza che l’altro è un fratello e non un nemico. A tutti coloro che in questo periodo stanno rischiando la loro vita per chi deve rimanere a casa: gli autotrasportatori, le forze dell’ordine e tantissime altre categorie di fratelli e sorelle che con il loro lavoro ci garantiscono il cibo e tutto ciò che serve per vivere dignitosamente. Penso agli insegnati e a tutti coloro che garantiscono la cultura ed impegnano i giovani con lo studio, a quei politici che con onestà stanno facendo di tutto per fronteggiare il virus studiando il modo per ripartire.

Credo fermamente che quel grembiule ai fianchi di Gesù, capace di andare oltre la logica umana tanto da lavare i piedi anche a Giuda, oggi è il camice bianco dei tanti medici e infermieri o operatori sanitari che in questi mesi hanno saputo incarnare le parole di Cristo: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

 Come Gesù, stanno dando la loro vita per i fratelli: stremati, con i dispositivi di protezione sempre addosso che lasciano i segni, con la paura che essi non siano sufficienti a proteggerli. Ore ed ore ad assistere i malati, fino allo stremo delle proprie forze. Medici e infermieri nelle zone rosse lavorano oramai anche tre turni di fila senza riposo, non hanno neanche più il tempo per piangere, se non al termine dei lunghi turni massacranti. Vedono una morte che non ha la dignità di essere celebrata, persone lontane dai loro affetti dalla loro casa.

Li stanno chiamando in diversi modi: eroi, angeli, soldati in trincea, ma prima di tutto sono esseri umani che con la loro vita stanno celebrando una lavanda dei piedi che rimarrà impressa nella mente e nei cuori di chi sta vivendo questa tremenda pandemia. Sono il volto di Cristo Buon Samaritano che si ferma, che si occupa e si preoccupa di chi giace solo, stavolta non malmenato da uomini malvagi ma da un nemico che non guarda in faccia proprio nessuno.

È una celebrazione diversa, una celebrazione che dalle chiese o cattedrali si sposta in quei luoghi dove l’ uomo offre la propria vita per un altro uomo che soffre…che muore.

Il sacerdote di un piccolo paese che alla morte dei suoi parrocchiani, suona le campane e nel silenzio celebra l’Eucarestia per il fratello o la sorella che ritorna alla casa del Padre, il medico di base che tiene aperto il proprio ambulatorio per stare vicino ai suoi colleghi medici che sono negli ospedali… sono tanti gli esempi di un Paese che da sempre ha guardato Cristo come modello di vita.

Gesù non urla, non avanza diritti per se o per gli altri, strumentalizzando la religione o attaccando il potere, ma come agnello muto, come tanti stanno facendo in questi giorni, lava i piedi per poi donarsi interamente ad ognuno di noi.

Partiamo dall’Eucarestia, indossiamo come battezzati la più bella veste liturgica, il grembiule, prendiamo gli attrezzi del servizio, anfora e catino per celebrare il rito della lavanda dei piedi nelle periferie esistenziali.

Non esitiamo nello spezzarci e donarci come il pane, e donarci come il vino trasmettendo gioia a tutti coloro che sono vittima della logica dello scarto.

Non aver paura. Prendi un grembiule, un catino e un asciugamano. Non è difficile. Solo così potrai riconoscere il volto di Cristo nei volti dei fratelli.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it