Fra Giuseppe Maggiore – Il silenzio avvolge la città, Messina tace, il viale Regina Margherita che solitamente sembra il circuito di Monza per lo sfrecciare delle auto che sovente non rispettano i limiti di velocità, sembra la strada di una città fantasma. I vari quartieri svuotati dalla quotidianità, sembrano raccontare storie antiche mai udite. In una realtà che richiama alla mente vicende studiate, ascoltate e mai vissute, si sente un richiamo che in questi giorni non si è più udito: sono le ore 21,00 quelle campane che in questi giorni hanno taciuto, rompono il silenzio, rimbombano, fanno eco, chiamano tutti alla preghiera, scandiscono il tempo per Dio che vuole dirci qualcosa o forse vuole semplicemente ascoltare i propri figli che ricorrono a Lui. Luogo simbolo per tutta la città di Messina, è sicuramente il Santuario di Nostra Signora di Lourdes, dove quella grotta che per dimensioni uguale a quella francese, accoglie quotidianamente innumerevoli fedeli che vanno a depositare ai piedi della Madonna le loro sofferenze e le loro speranze. Davanti alla Vergine di Lourdes si sono riuniti in preghiera i Frati Minori che in quel Santuario vivono come una grande famiglia. Hanno pregato in comunione con tutta la Chiesa Italiana per il momento drammatico che il mondo e in particolare il nostro Paese sta vivendo entrando tramite i social nelle case di tante famiglie, per dare speranza e consolazione ad ognuno davanti al virus che ha cambiato il mondo e paralizzato ogni cosa impedendo una normale vita sacramentale.
I frati seguendo il sussidio della Cei hanno letto gli episodi della vita di San Francesco riferiti nelle cronache di Tommaso da Celano, le stesse parole del Poverello, hanno introdotto i cinque Misteri della Luce. Per ogni mistero si è pregato per le famiglie, gli operatori sanitari, i malati, i governanti e i ricercatori. Infine è stata affidata l’Italia a San Giuseppe fedele custode della famiglia di Nazareth.
Questa situazione di emergenza ci sta aiutando a ricominciare a fare quello che facevano i nostri padri e che abbiamo dimenticato. Pregare insieme in famiglia. Non possiamo andare in chiesa, non possiamo andare al lavoro, dobbiamo stare chiusi nelle nostre case, è l’occasione per riprendere a pregare insieme, è l’occasione per riscoprire la dimensione evangelica dello stare nella propria dimora e pregare il Padre, abbiamo l’opportunità di riscoprire le nostre radici cristiane, di riscoprire la nostra vera identità di battezzati.
Ieri sera era un intero Paese a pregare, un intero Paese unito nella preghiera, ognuno come sa fare, ognuno con la propria fede. Nella frammentarietà della politica la preghiera unisce, ci rende fratelli, ci fa uscire dall’egoismo, dalle paure.
Ci sentivamo invincibili, forti, pensavamo di avere il controllo su ogni cosa nel mondo e quando meno te lo aspetti arriva un piccolo virus e distrugge tutto… ti toglie tutto, anche il diritto di piangere sul corpo del proprio caro. È importante più che mai andare a ciò che è essenziale: vivere amando, vivere per il Signore. Diciamocelo francamente, abbiamo bisogno di Dio!
La preghiera in famiglia darà nuova vita alle nostre famiglie e guarirà molte delle nostre ferite. Ieri sera il Rosario per l’Italia ci ha fatto parlare insieme la lingua della fede più semplice e spontanea: quella che davanti al mistero della sofferenza e della fatica inspiegabile che prova la vita si abbandona alla supplica, alla richiesta umile di una grazia, come dono per tutti.