di Fra Giuseppe Maggiore – Quante volte abbiamo udito che i social non sempre aiutano questa nostra società, e che sono una perdita di tempo, contengono solo pettegolezzi ecc… per certi aspetti è vero, ma tutto sta nel sapere utilizzare con intelligenza e con vera sapienza ciò che ci è stato donato da Dio tramite l’uomo.
Saremo costretti per un po’ a rimanere chiusi in casa, a distanziarci, a non vederci, a non toccarci, a non radunarci, a non celebrare Messa insieme come abbiamo fatto normalmente.
In questo periodo di reclusione non tanto volontaria, stiamo scoprendo la vera utilità dei social e quanto essi siano efficaci per non isolarci spiritualmente. Abbiamo dovuto chiudere le chiese, ma non abbiamo certo smesso di pregare, di adorare, di celebrare. Lo stiamo facendo in un modo che non avremmo mai pensato: attraverso il web, questo a dimostrazione che “la Parola di Dio non è incatenata!” (2 Tm 2, 9). Così gridava per lettera San Paolo, al contempo sfogandosi con il suo discepolo Timoteo e sfidando coloro che incatenando lui pensavano di aver messo fine all’annuncio. È proprio vero tutto passa, tutto scorre, ma la Parola è sempre attiva, presente, attuale. Noi consacrati, noi battezzati oggi più che mai “ai tempi del Coronavirus”, come ormai si suol dire, non possiamo arrenderci nel dare speranza nel dare conforto, nello stare vicini anche se ognuno è a casa propria.
Come tanti religiosi e sacerdoti, anche noi frati in questi giorni stiamo celebrando l’Eucarestia a porte chiuse, il numero di chi ci segue sui canali social aumenta di giorno in giorno, le dirette Fb delle celebrazioni, delle adorazioni eucaristiche, delle varie ore liturgiche (lodi, vespri ecc.) sono tantissime. Come non mai si sta sentendo la potenza concreta e tangibile dello Spirito: la forza di contatto e comunione degli animi, e l’efficacia della presenza e dell’azione, è accoglienza e manifestazione dello Spirito Santo di Dio.
Nonostante le distanza ci stiamo sentendo più Chiesa, più famiglia. Questo digiuno di Dio ci sta facendo assaporare quanto è bello e soave stare insieme come fratelli, quanto è bello gustare il Corpo e Sangue del Signore. Stiamo imparando a valorizzare il tempo per la preghiera, per lo studio, per l’ascolto della Parola. Abbiamo l’opportunità di recuperare le relazioni con i genitori, figli, moglie, marito… confratelli.
Impariamo a guardare questo tempo come kairòs, evento di grazia, vedere questo atroce virus che sta seminando morte ovunque come un’occasione irripetibile e provvidenziale per riconciliarci con noi stessi, conoscerci, amarci.
Il mondo greco considerava vertice della saggezza la conoscenza di sé: «Conosci te stesso!».A questa massima se ne può affiancare una seconda, che le è simile e quasi complementare: «Conosci il kairòs!». Approfittiamone per recuperare ciò che ci ha dato e continua a darci sofferenza, recuperiamo la preghiera fatta in famiglia, il giocare insieme, il guardare un bel film… per stare insieme. Impariamo a leggere i segni dei tempi con fede. È proprio Cristo in prima persona che ci invita a «discernere i segni del kairòs» (Matteo 16,3). Ad aiutarci nel valorizzare questo tempo è Gesù e non fare lo stesso errore di Gerusalemme, «non ha riconosciuto il kairòs in cui è stata visitata» (Luca 19,44).
Questo è il tempo per poter ritornare ad essere umani, ad essere fratelli.
Il Presidente del Consiglio qualche giorno fa, concludeva il suo discorso, in cui giustamente ha decretato ulteriori misure restrittive per combattere l’epidemia, dicendo: “Rimaniamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani”.
Sapendo leggere questo tempo potremmo riabbracciarci con occhi nuovi… da fratelli… per saper vivere e abitare il tempo.