Sono almeno una decina le aziende in tutta la regione del Piemonte nelle quali i lavoratori hanno deciso l’astensione volontaria per protestare contro la mancanza di regole minime di sicurezza. Interviene spiegando la situazione Serse Panetto Rappresentante sindacale unitario e responsabile sicurezza lavoratori di Torino e provincia, sulla situazione degli operai a nord.
“Come possono gli operai mantenere la distanza di un metro quando hanno le macchine operatrici attaccate? E negli spogliatoi? Gli armadietti sono uno vicino all’altro. Ai distributori di bevande è la stessa cosa, in fabbrica non c’è proprio modo di rispettare le regole di sicurezza invocate dal premier.”
“Il protocollo governo-sindacati-imprese- continua Panetto- è inadeguato e quindi inefficace per fare prevenzione del contagio nei luoghi di lavoro dato che si lascia sostanzialmente alle imprese di decidere se tutelare o meno la salute dei lavoratori. Il diritto alla salute si ferma davanti alle porte delle aziende. Torniamo a chiedere il fermo di tutte le attività lavorative non essenziali come unica soluzione per affrontare il contagio e garantire tutela di lavoratrici e lavoratori.
Il governo si comporta come Ponzio Pilato e cede ai diktat di Confindustria: non vi sono obblighi per le imprese e in compenso non c’è nemmeno il blocco dei licenziamenti e non è stata recepita la richiesta sindacale di limitare aperture e orari della grande distribuzione. Il succo del protocollo è al punto 8 laddove si dice che ‘le imprese potranno’. Siamo di fronte a un florilegio di raccomandazioni, inviti, possibilità, incentivi senza nemmeno l’obbligo dell’accordo con le rappresentanze sindacali interne che hanno solo il diritto a essere consultate. Si arriva perfino a sostenere che ‘l’adozione delle misure di igiene e dei dispositivi di protezione individuale indicati nel presente Protocollo è evidentemente legata alla disponibilità in commercio’. La posizione del governo è irresponsabilmente alla Ponzio Pilato dato che lascia al confronto tra imprese e sindacati sui luoghi di lavoro una materia così essenziale per la salute pubblica. La realtà è che milioni di lavoratrici e lavoratori da giorni sono privi di protezioni e tutele. E se nella grandi fabbriche c’è ancora un po’ di potere contrattuale è certo che in gran parte delle imprese, soprattutto nelle realtà piccole, diffuse, negli appalti e subappalti, in tutti i settori dove prevale la precarizzazione e c’è scarsa sindacalizzazione la possibilità di esigere il rispetto di regole di prevenzione rasenta lo zero. Le procedure indicate dovrebbero almeno essere degli obblighi senza delega al buon cuore delle aziende. A proposito della sorveglianza sanitaria per il rispetto delle norme il decreto non impone alle Asl un piano di controlli a tappeto come sarebbe d’obbligo dotandole del personale necessario che manca in conseguenza dei tagli subiti dal SSN. Stesso discorso per i medici del lavoro che invece potrebbero svolgere un ruolo molto importante per la tutela dei lavoratori.
Il Governo sospenda la produzione nelle aziende che non sono indispensabili e attivi subito l’ammortizzatore sociale promesso da giorni.
La #Fiom nel frattempo vigilerà sul rispetto delle condizioni di sicurezza e attuerà accordi con le imprese dove possibile per le chiusure, e dove le condizioni non saranno rispettate si sciopererà.”
Non ci possono essere due pesi e due misure, ciò che si applica nelle strade e nelle piazze deve valere anche per le fabbriche.