Ricette rosse false per medicinali costosi, intestate a pazienti morti o inesistenti. E po la richiesta di rimborsi all’Aso di Messina. La truffa andava avanti da almeno quattro anni, “un sistema ben congegnato”, lo definisce la procura diretta da Maurizio de Lucia che questa mattina ha portato a un blitz della Guardia di finanza che ha messo agli arresti domiciliari il farmacista Sergio Romeo, 44 anni, e il medico di base Ciro Liosi, 65, mentre altri cinque medici sono stati sospesi dal servizio per un anno. Si tratta di: Filippo Gregorio Cutrì, 66 anni; Salvatore De Domenico, 67; Basilio Cucinotta, 68; Santi Ielo, 68; Nunzio Minutoli, 53. Nei confronti degli indagati è scattato un sequestro di beni per 50 mila euro.
All’Asp di Messina si sono insospettiti perché gli introiti della farmacia di Romeo derivati dai rimborsi erano saliti esponenzialmente. E’ partita una denuncia alla procura, che ha attivato il comando provinciale della Guardia di finanza oggi diretto dal colonnello Gerardo Mastrodomenico.
Sono quasi 500 le ricette su cui si sono concentrate le attenzioni degli investigatori, fra il 2016 e il 2018, e le indagini proseguono. Si è scoperto che alcune ricette erano anche doppie, ovvero compilate lo stesso giorno per lo stesso paziente, o a pochi giorni di distanza. Per il gip che ha firmato la misura cautelare, c’era “un accordo illecito fra i medici curanti e il farmacista”.
Alcune fustelle erano state tolte da medicinali venduti (senza ricetta e con lo sconto) a persone che poi li rivendevano in Russia, considerando che il mercato dei medicinali è fiorente.
ECCO IL COMUNICATO DELLA GDF
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale e reale nei confronti di 7 indagati,emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica peloritana, nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di un’organizzazione dedita alla truffa nei confronti dell’Asp di Messina.
In particolare, al termine delle relative indagini, che hanno riguardato complessivamente dodici indagati, le cui condotte sono state rimesse alla valutazione del Giudice, quest’ultimo ha disposto la misura degli arresti domiciliari nei confronti di un farmacista, R.S. cl. ’76 di Messina, e di un medico di base, L.C. cl ’55 di Messina, convenzionati con l’ASP di Messina.
Inoltre, con il medesimo provvedimento è stata disposta la sospensione della professione
medica, per la durata di anni uno, per altri 5 medici di base: C.F. cl. ’54; DD.S. cl. ’52; C.B. cl. ’51; M.N. cl. ’66, nonché il sequestro preventivo di beni mobili o immobili o somme di denaro, per un importo di circa 50.000 euro nei confronti di 7 degli indagati, coinvolti nella truffa.
Numerosi gli illeciti penali contestati a vario titolo agli odierni indagati, che vanno
dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata, al falso ideologico, all’esercizio abusivo della professione medica, alla somministrazione di morfina senza la prevista prescrizione medica.
L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina e condotta dai militari del Gruppo di Messina, è nata a seguito di una denuncia, presentata proprio dall’ASP di Messina, per segnalare presunte irregolarità nell’emissione di prescrizioni mediche (cosiddette ricette “rosse”), nei confronti di diversi soggetti fruitori di esenzioni ticket per motivi reddituali, concernenti l’acquisto di costosi farmaci a sua volta portate a rimborso.
In tale contesto, è stato rilevato che le prescrizioni mediche, ritenute “anomale”, venivano utilizzate principalmente per acquisti effettuati quasi esclusivamente presso un’unica Farmacia territoriale dell’ASP di Messina, con sede nella zona sud della città dello Stretto.
Nell’ambito delle operazioni, condotte anche con l’ausilio di attività tecniche, è stata acquisita copiosa documentazione sanitaria e sono state sottoposte a sequestro numerose prescrizioni mediche, presso vari uffici dell’ASP di Messina.
Le relative risultanze hanno evidenziato l’esistenza di una collaudata associazione a delinquere, composta dal titolare della farmacia, da due dipendenti della stessa, dalla madre del farmacista e da un medico di base dell’ASP di Messina, finalizzata alla commissione di truffe per il conseguimento di indebite erogazioni pubbliche, allo stato quantificate in circa 140mila euro.
Tale associazione aveva quale base logistica la sede della farmacia messinese che, in breve tempo, ha visto aumentare in maniera esponenziale i propri complessivi flussi di vendita (prescrizioni mediche “rosse” più quelle “bianche”) che, nell’anno 2015, ammontavano ad € 827.071,05, per passare poi, negli anni successivi, ad euro 1.360.369,35 nel 2016 e ad a euro 1.501.317,85 nel 2017. Tali volumi d’affari, tra l’altro, sarebbero in controtendenza con i minor flussi di vendita di tutte le altre farmacie territoriali presenti sul territorio messinese, tanto da porla tra le prime farmacie territoriali dell’ASP di Messina per fatturato da vendita di farmaci.
Il sistema di frode scoperto dalle Fiamme Gialle si presenta semplice ma funzionale, tanto da far passare in secondo piano l’interesse per l’ordinaria attività di farmacia, ovvero la vendita reale di farmaci ai consumatori, che si pone, per questo esercizio, quasi come una mera attività di facciata. Il titolare, infatti, con l’aiuto dei sodali, tra cui la madre ed alcuni
collaboratori della farmacia, avrebbe gestito ed alimentato il collaudato meccanismo illecito.
Una vera e propria catena di produzione di false prescrizioni mediche, mediante il continuo approvvigionamento di ricette “rosse”, sulle quali apporre le fustelle, provenienti da farmaci scaduti o venduti a clienti fidelizzati e privi di esenzione ticket, ai quali veniva, di sovente, applicata una particolare scontistica.
Successivamente, si passava alla meticolosa preparazione di una contabilità amministrativa
apparentemente regolare, finalizzata alla riscossione dei rimborsi chiesti mensilmente e
successivamente liquidati dall’Azienda Sanitaria Provinciale.
Così come è emerso dalle indagini, le prescrizioni sulle ricette rosse hanno riguardato,
prevalentemente, farmaci costosi, finanche al prezzo di euro 587,02 a prescrizione, trattandosi di farmaci normalmente prescritti in caso di trapianto di organi, dolore severo, trattamento post chemioterapico, carcinoma del polmone ed altre patologie importanti. Di fatto, tali farmaci, mediante false prescrizioni mediche, sulle quali sono risultati apposti timbri e firme riconducibili ai sei medici di medicina generale convenzionati con l’ASP di Messina – in data odierna uno posto agli arresti domiciliari e 5 sospesi – venivano prescritti prevalentemente ad assistiti “deceduti” e/o “inesistenti”.
I fatti di reato contestati, perpetrati a danno dell’ASP di Messina, hanno prodotto un grave
danno economico nei confronti della citata Azienda Sanitaria; infatti, dall’anno 2016 in poi,
l’A.S.P. di Messina ha corrisposto alla Farmacia compensi superiori al 1.000.000,00 di euro
netti all’anno ed esattamente: per l’anno 2016, €. 1.124.544,77; per l’anno 2017, €.
1.266.405,61 e per l’anno 2018, €. 1.285.801,89.
Sul punto, atteso che tra tali rimborsi sono inclusi anche quelli viziati dalla presenza di illecite prescrizioni mediche “rosse”, sono in corso anche attività per meglio quantificare il danno erariale complessivamente cagionato.
L’odierna operazione testimonia, ancora una volta, l’impegno profuso dalla Procura della
Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Messina nel “contrasto agli illeciti in materia di Spesa Pubblica”, con particolare riguardo al settore della spesa sanitaria, notoriamente con un peso rilevante nei bilanci Regionali e Nazionali.
Tale impegno operativo conferma, ulteriormente, l’importanza del ruolo di Polizia economico
finanziaria del Corpo a tutela degli interessi economico – finanziari nazionali, regionali e locali, soprattutto in questo periodo di forte stress per il sistema sanitario nazionale.