di Palmira Mancuso – In questi ultimi giorni stavo quasi per inviare un messaggio al sindaco, per il suo senso di responsabilità e di presenza attiva nell’adeguare Messina alle direttive nazionali. Pensavo che il difficile momento di crisi dovesse mettere da parte le spinte emotive dettate dall’ossessione per il comando e il linguaggio violento. E invece, da ieri sera, sentiamo usare il termine “coprifuoco”, che sebbene sia nei fatti un ordine imposto solitamente dalle autorità statali e/o militari a tutti i civili e a tutti coloro che non hanno un determinato permesso rilasciato dalle autorità, e consistente nell’obbligo di restare nelle proprie abitazioni durante le ore notturne, non è certamente adeguato al clima.
In questo delicato momento di smarrimento e per qualcuno di panico, dovuto all’incertezza sul virus contro cui tutti siamo stati chiamati a cambiare abitudini, è il caso, da parte delle istituzioni di misurare le espressioni.
Nessuno vuole sminuire la necessità di seguire alla lettera quanto stabilito dal governo con il decreto “io resto a casa”, così come non vogliamo sminuire la responsabilità che un Sindaco ha verso la cittadinanza: ma davvero abbiamo bisogno di questi modi? Davvero ci meritiamo il blizt contro il “minnifuttu” e gli “schiticchi”?
Pensavo che ieri sera qualcuno gli avesse detto che stava soffiando sul fuoco e che stava esasperando il linguaggio, ma non è bastato. Nonostante sia risaputo che i modi sono fondamentali e le crisi si gestiscono con la comunicazione (certi errori li abbiamo già pagati con il fuggi fuggi della scorsa settimana).
Oggi De Luca finalmente è riuscito a valicare i confini della cronaca locale, e i giornali italiani hanno già dato l’annuncio della chiusura totale: Messina sarebbe la prima città d’Italia. Può bastare a soddisfare l’ego che per forza di circostanze si era dovuto fare da parte nelle ultime occasioni (come lo sbarco dei passeggeri, dipeso dalle autorità sanitarie marittime)?
La foto incappucciato, quasi ad evocare suggestioni come morte -epidemia – giustizia, dimostra che questo sindaco non resiste a certe pulsioni, sprecando l’opportunità di creare comunità attorno ad una lotta che vede tutti coinvolti. E che vedrebbe al suo fianco anche i giornalisti che, pur avendo la responsabilità di dare costante aggiornamento, vengo esclusi dall’organizzazione di una comunicazione pubblica ormai “faidate” e senza riferimenti che non siano le sue narrazioni.
Pacare i toni e resistere a noi stessi: questo auguro al Sindaco De Luca. Nel rispetto di tutti quelli che non necessitano bastoni e carote, ma se severità deve esserci (è nelle sue prerogative attuare misure più stringenti rispetto a quanto stabilito dall’organo centrale) non strepiti, non urli, non si mascheri da supereroe. In fondo tutti abbiamo bisogno di un Sindaco in questo momento.