In questi strani giorni, ci auguriamo di utilizzare questo tempo più lento per concederci libri, silenzio, riflessione e poesia. Così pubblichiamo il contributo di Ivana Risitano, che ci stimola a guardare oltre le nostre piccole paure:
Ed eccoti qui, Occidente,
gigante coi piedi d’argilla.
Ti vedo in tutta la tua forma composta, educata:
tu “democratico”, “maestro di civiltà”;
tu capitalista, tu consumista, tu neoliberista;
tu militarista, “esportatore di diritti”;
tu che chiudi le frontiere,
tu che fai squagliare i ghiacciai,
bruciare le foreste, intossicare l’aria;
tu che tagli i fondi alla ricerca, all’istruzione, alla sanità;
tu che “il comunismo ha fallito”,
tu che “aiutiamoli a casa loro”.
E noi tue cellule, a volte inconsapevoli.
Noi nel contempo sangue che ti alimenta e vittime della tua aria malata che respiriamo,
fino a convincerci che sia l’unico mondo possibile,
o che sia troppo difficile crearne un altro:
magari lo faranno gli altri,
noi abbiamo sguardo corto e poco tempo.
Ma soprattutto eccoti:
tu che per secoli hai diviso, distinto, parcellizzato,
nascosto la morte nei cimiteri, la pazzia nei manicomi, la malattia negli ospedali, l’errore nelle carceri, la disperazione nell’ottundimento; tu che hai diviso corpo e spirito, tu che hai occultato le contraddizioni, prediletto il lineare al circolare, il bianco e il nero allo sfumato e al mischiato: eccoti qui, adesso, incapace di gestire l’ignoto, e noi, tuoi figli, coi sogni invasi da una paura liquida, il petto gonfio di angoscia senza forma, paralizzati di fronte allo spettro di quella morte con cui non abbiamo imparato a convivere, con questo traboccare confuso dell’inconscio con cui non abbiamo imparato a dialogare.
Nella Parola di oggi, “Esci dalla tua terra”, dice Dio ad Abramo;
“Facciamo tre tende e restiamo qui”, chiedono a Gesù, ma lui dice: “No, scendete”. E’ angosciante ciò che sta accadendo,
e forse stavolta saremo obbligati a rivedere ogni vecchio schema,
lasciare la terra nota, la montagna luminosa,
essere noi i migranti, imparare una vita diversa, forse migliore. (Ivana Risitano)