Di Mi.Bru. – Basandosi sulle paure e le psicosi generate dai casi di Coronavirus in Italia, il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ritiene di dover mettere in campo una linea dura. Ma ha senso per impedire contagi bloccare gli arrivi dei migranti in Sicilia?
Partiamo dai dati. Ad oggi un solo caso di contagio è stato registrato in Africa, in Egitto. Si tratta di un turista straniero già guarito in seguito alla messa in quarantena. Al momento non ci sono motivi per ritenere che il virus circoli in Africa, anche se non si può esserne certi. Non pare al momento infatti che siano stati fatti controlli estesi come quelli fatti ad oggi in Italia in seguito all’emergenza (come i così detti controlli a tappeto).
Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), esperto di statistiche delle migrazioni, in un post sul suo profilo twitter, ha affermato “La Libia è uno dei luoghi meglio isolati al mondo, da molto tempo. Pochissimi aerei e navi che vanno e vengono. Migrazioni in ingresso pressoché interrotte. Immaginare che il virus sarebbe arrivato da lì dice molto di noi.”.
La Libia non è infatti l’Egitto, quest’ultimo è uno dei paesi africani con il maggiore traffico di voli internazionali. E gli esperti puntano il dito proprio sui voli internazionali come catalizzatori del contagio. Si ritiene che il passaggio del virus sia stato dovuto in maggior causa al traffico aereo e in minor misura ferroviario. Posta come premessa che la Libia sia già un Paese “in quarantena”, i focolai potrebbero derivare dai collegamenti con la Tunisia attraverso l’aeroporto di Tripoli, il principale aeroporto libico, (la Tunisia è il Paese più legato da questo punto di vista alla Libia), o dai collegamenti al confine meridionale con i Paesi dell’Africa centrale da cui molti migranti provengono. La maggior parte dei controlli fatti nei Paesi dell’Africa centrale hanno dato esito negativo. Considerando comunque, che i viaggi via terra verso la Libia possono durare mesi o anni, si può ipotizzare che gran parte di chi arriverà a Messina sia arrivato in Libia molto prima dell’emergenza.
Pur ammettendo, come ipotesi molto remota, che persone infette siano giunte attraverso la nave Ong, bisogna considerare che a qualsiasi sbarco sono sempre effettuati controlli sanitari, per conoscere lo stato di salute dei migranti. Nell’ultimo arrivo di migranti in Sicilia, giunti con la Ocean Viking, sempre dalla Libia, sono stati fatti i controlli del caso ed anche quelli sul Coronavirus. Nessun migrante a bordo era risultato positivo.
Per maggiore sicurezza, e visto il panico diffuso, il Governo Regionale ha disposto una quarantena precauzionale per i migranti in un hotspot, cioè in uno dei centri di fortuna in cui i migranti vengono spesso “alloggiati” all’arrivo in Italia. Si tratta di una misura temporanea, che dovrà durare il tempo della quarantena, cioè due settimane circa, i famosi 14 giorni. Dopodiché i migranti verranno alloggiati in luoghi di ospitalità più consoni a degli esseri umani. Si può anche obiettare la necessità di una misura di cautela precauzionale, dal momento che non è giustificata da contagi. I controlli attraverso tampone faringeo sono già abbastanza accurati per tranquillizzare tutti. Ma passi, per il quieto vivere e per evitare allarmi.
E’ allora necessario che come chiede adesso Musumeci, si predisponga la quarantena già sulla nave o si chieda addirittura un altro porto?
Domanda retorica. Risposta ovvia: basta meno di un giorno per fare un test faringeo, il quale può essere prelevato anche direttamente sulla nave, per poi far sbarcare i migranti appena ottenuti gli auspicati risultati negativi. Insomma si può ripetere la routine già vista a Pozzallo per Ocean Viking, anche senza nessuna quarantena…
A chi serve chiudere i porti per il Coronavirus?
Alla salute dei cittadini? Nossignore.
A placarne il panico ingiustificato? Forse.
A far galleggiare la politica tra il rischio di venire risucchiata dalla psicosi e la sempiterna smania di consenso spicciolo? Sicuramente.