di Fra Giuseppe Maggiore – Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Gesù non viene a ribaltare la legge ma a superala a darle compimento. Come? Superando la giustizia dei farisei che avevano ridotto la legge d un’osservanza maniacale, mortificando l’uomo negandogli la libertà e la dignità. Ricordate i vari episodi del Vangelo che parlano delle guarigioni che Gesù compie il giorno di sabato, giorno in cui era proibito fare la qualsiasi cosa perché dedicato al Signore? Bene, Gesù compie guarigioni proprio in quel giorno, per far capire che l’uomo è al di sopra di tutto. Il superamento, la completezza della legge è l’amore. Sant’Agostino dice “Ama e fa ciò che vuoi”, certamente fare ciò che si vuole rientra nella volontà di un Dio che ci insegna a mettere da parte il nostro io per andare verso il tu del fratello. Che ci insegna a cingerci i fianchi con l’asciugatoio e lavare i piedi anche a chi ci tradisce. Gesù ci vuole portare all’origine della legge che è fatta per amare e non per limitare, per diventare schiavi di essa. Ci chiama ad essere illuminati non moralisti, sapienti di una sapienza che deriva dalle Beatitudini che ci invitano a sfidare la sapinza derivante dalla logica del mondo. Non possiamo ridurre il cristianesimo ad un fare o non fare. Ci rendiamo conto che siamo diventati moralisti: le paure, il falso pudore ci porta a chiudere la nostra mente, il nostro cuore, abbiamo concentrato tutto nella sessualità, non esistono altri peccati se non il sesto comandamento, poi se non amiamo, se non accogliamo, se non ascoltiamo i bisogni dell’altro non importa. L’adulterio di cui parla Gesù non è tanto riferito a un fattore di fisicità, ma è legato al cuore. Noi adulteriamo, monopolizziamo tutto: domandiamoci in che modo ci relazioniamo, in che modo agiamo, cosa trasmettiamo… chi annunciamo.
Diamo sapore alla nostra vita, agiamo da illuminati facendo del Vangelo la nostra legge, una legge d’amore che ci indica come modello Cristo! Spesso dimentichiamo che è proprio Cristo colui che dobbiamo seguire e imitare e ci scandalizziamo e ci indigniamo se un comico legge un brano della Bibbia dando una sua personale interpretazione, se un cantante si presenta semi nudo, se tolgono il crocifisso dalle scuole… però ci va bene se donne e bambini rimangono giorni e giorni in mezzo al mare ed esultiamo se rimangono in fondo al mare, ci va bene la violenza sulle donne, ci vanno bene i muri, ci vanno bene le prese di posizione contro i gay, gli immigrati, i diversamente abili e tutti coloro che in qualche modo appartengono ad una classe sociale bassa.
Personalmente preferisco obbedire alla legge di Dio che mi invita ad amare, anziché alla legge o ai decreti di uomini assettati di potere che mi invitano a disumanizzare la realtà in cui viviamo.
Gesù ci ricorda che “Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna”. Noi andiamo ben oltre, queste affermazioni che si per se sono già offensive sono giaculatorie rispetto a quello che si legge quotidianamente nei social o in alcuni quotidiani di una certa fazione politica che alimentano odio e mettono alla gogna chiunque osi parlare d’amore e accoglienza o del Papa o dei poveri. Ciò che è assurdo che un tale comportamento è legittimato anche da uomini che rivestono cariche istituzionali.
Ci riteniamo cristiani che praticano la giustizia solo perché siamo attaccati a precetti e norme o perchè andiamo a messa e diamo magari l’obolo alla zingara seduta davanti alla chiesa, ma poi otteniamo la legge 104, i contributi agricoli il reddito di cittadinanza e tutte quelle forme di sostentamento anche se non ci spetta, per poi lamentarci se danno un appartamento a uno straniero che risulta scritto regolarmente nelle graduatorie per ricevere una casa. Non ci facciamo scrupoli se togliamo il lavoro alla gente onesta per darlo a gente implicata con la mafia, se licenziamo una donna in gravidanza, se non mettiamo in sicurezza gli operai…
L’unico peccato grave è la mancanza d’amore verso il fratello diverso da me o che si trova in serie difficoltà. Il vero peccato è prendere ciò che non mi spetta togliendolo a chi ha più bisogno di me. Il Signore ci invita ad essere autentici, ad essere veri, a dare vero sapore alla nostra esistenza e dare luce a coloro che incrociano il nostro cammino.
Essere cristiani è sentirsi figli vivendo la legge che ci rende liberi di amare ogni uomo o donna non come nemici ma come membri della stessa famiglia, quella di Dio, il resto è bigottismo che scade spesso nel moralismo e integralismo. Concludo con una preghiera che un mio confratello ha citato al termine di una sua omelia: “Se ti ho adorato solo per paura dell’inferno, bruciami nel suo fuoco. Se ti ho adorato solo per la speranza del paradiso, privami di esso. Ma se ti ho adorato solo per amore di te, non privarmi della contemplazione del tuo volto” (Rabi’a al-Basri, mistica irachena, di fede islamica sufi)