Al Teatro della Luna Obliqua di Sasà Neri (via Garibaldi 136, Messina) dopo il successo del cabaret “La vera storia di Biancaneve”, sarà ancora spettacolo con “Le buttane non esistono”, il monologo scritto, diretto e prodotto da Leonardo Mercadante e Davide Colnaghi (associazione “Le perle di vetro”). L’appuntamento con la pièce, che è già stata applaudita a Roma, è per sabato I febbraio alle ore 21 e domenica 2 febbraio alle ore 18:30 (biglietti €6, info e prenotazioni al tel. 340 9391685).
Lo spettacolo è fuori cartellone, ma decisamente dentro il cuore del pubblico della “Luna Obliqua”. Non per caso. Colnaghi è stato spesso in scena per gli ensemble di Neri. Mercadante, il cui romanzo d’esordio “Per chi vive sulle tartarughe” è giunto alla seconda ristampa in meno di quattro mesi, è uno dei performer del Teatro degli Esoscheletri e sarà sul palco del Teatro Annibale il 7 febbraio per il musical “Biancaneve” della Compagnia dei Balocchi. A lui Sasà Neri ha anche affidato, l’anno scorso, la scrittura del copione di “D’Artagnan”, lo spettacolo esito del laboratorio del Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto.
Al Teatro della Luna Obliqua è grande, dunque, l’attesa per “Le buttane non esistono”, il cui sottotitolo recita: “Dietro ogni Elena c’è un Menelao”. Con Menelao al centro della drammaturgia, infatti, gli autori esplorano, con abbondanza di autoironia e battute, i sentimenti del tradito, il non-senso di una condanna sociale che grava sulla vittima fino a farla trasformare in carnefice, la follia di vivere come misfatto pubblico un fatto che più privato non potrebbe essere.
Racconta Mercadante che tra le origini del monologo stanno le sue esperienze con il Teatro degli Esoscheletri, che l’ha visto, per la sua prima volta su un palco, interpretare proprio il personaggio, negletto e poco raccontato, del tradito che affronta il tradimento scatenando una guerra e mandando alla rovina intere comunità. “Menelao è l’uomo medio che deve difendere il suo onore, per dirla così. E tutta l’Iliade nasce da questa storia di corna, da un cornuto che anziché imparare a vivere il proprio dolore si mette a far danno e a creare altro dolore”. Ma tra le fonti emotive del copione sta anche l’orrore per i femminicidi, per la recrudescenza di un’idea di relazione tra persone come puro possesso e per il coro infame dei tanti che sostengono questa idea. “Abbiamo deciso – spiega Colnaghi – di parlare di una mascolinità che è tossica, non solo malata ma anche capace di far ammalare, capace cioè di avvelenare percezioni e muovere a logiche deteriori e conseguenze terribili”.
Mercadante e Colnaghi arrivano alla nuova pièce forti di una collaborazione che li ha visti insieme per altri spettacoli, “Una giornata pesante” e “Il Maestro e Bacchisio”, entrambi accolti con grande favore dal pubblico.