Società di noleggio di videopoker, sale giochi, un distributore di carburanti e diversi immobili intestati ai familiari: un patrimonio da 10 milioni di euro quello sequestrato a Messina a Domenico La Valle, 59 anni, ritenuto dagli investigatori il braccio imprenditoriale del clan Trovato, che opera nella zona Sud della città. Considerato il “re dei videopoker”, un manager attivissimo nel settore del gioco, il suo il patrimonio è stato sequestrato stamattina nel corso dell’operazione “Last bet” a conclusione delle indagini del nucleo di polizia economico finanziaria, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia diretta da Maurizio de Lucia.
La Valle era finito al centro di alcune indagini, uscendone sempre assolto, fino al processo concluso nel febbraio 2018, l’anno successivo la sentenza è stata confermata in appello: 13 anni di carcere, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza privata, gioco d’azzardo, usura, lesioni e per tutta una serie di reati fiscali.
Nel dettaglio, spiegano gli inquirenti, la complessa attività investigativa disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia peloritana, trae origine da mirati approfondimenti sviluppati dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Messina, con specifico riferimento al redditizio settore del gioco e delle scommesse, in particolare d’azzardo.
La Valle, è ritenuto tra gli elementi apicali di un’importante quanto strutturata consorteria mafiosa, egemone nella zona sud di Messina, dedita al sistematico ricorso a metodi violenti per imporre, anche con atti estorsivi, la propria posizione di monopolio nello specifico settore, notoriamente di interesse delle mafie.
Nel merito dopo una minuziosa ricostruzione storica del profilo soggettivo del LA VALLE,
anche valorizzando i numerosi procedimenti penali in cui risultava coinvolto sin dalla fine
degli anni ’90 (da cui invero usciva assolto), venivano rilette in un’ottica nuova le
dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, attestando come il medesimo avesse, nel
tempo, acquisito il ruolo di riferimento del clan TROVATO nella gestione delle bische
clandestine, in una prima fase, per poi evolversi nella distribuzione dei videopoker, in
tempi successivi. Dopo la disgregazione dell’originaria compagine associativa per via della
carcerazione dei capi e del percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso da altri, il
LA VALLE assumeva un controllo pressoché esclusivo delle attività illegali della famiglia,
costituendone il punto di riferimento “imprenditoriale” e facendo da contraltare al ruolo
“operativo” ricoperto dai fratelli TROVATO.
Sul punto, quindi, dopo circa due anni di indagini, nel febbraio 2018, poi confermata in
appello a gennaio 2019, interveniva sentenza di condanna a 13 anni di reclusione per
associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, violenza privata, gioco d’azzardo, reati
fiscali, usura e lesioni.
In altre parole, le investigazioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina
ed eseguite dai militari del G.I.C.O. documentavano come, nonostante le diverse
assoluzioni, il LA VALLE risultasse figura di rilievo nel panorama mafioso cittadino, in
grado, da un lato, di imporre la collocazione delle apparecchiature presso gli esercizi
commerciali della zona, dall’altro, garantire agli esercenti accondiscendenti di poter godere
della connessa protezione mafiosa del clan.
A tal riguardo, oltre a documentare come la protezione si dispiegasse anche mediante
servizi di vigilanza e ronde notturne, si acquisiva come alcuni titolari di sale giochi,
destinatari di furti, anziché rivolgersi alle Forze di Polizia per denunciare l’accaduto,
dapprima valutassero la possibilità di rivolgersi a consorterie mafiose catanesi, per poi
decidere di richiedere l’intervento dell’organizzazione mafiosa riferibile al LA VALLE,
autonomamente in grado di assicurare la restituzione delle somme oggetto di furto, nel
rispetto dei rapporti di forza tra organizzazioni criminali a competenza territoriale diversa.
L’autore del furto, opportunamente redarguito, capiva come avesse sbagliato obiettivo:
“…maledetto io, perché…gli amici non si toccano ed ora l’ho capito e non lo farò mai più!
…”.
Ma il controllo delle dinamiche criminali restituito dalle indagini è risultato ben più ampio.
Emblematico, al riguardo, è il caso del violento pestaggio di un avventore di origine cinese,
reo di essere stato “fortunato”: per sua sventura si trovava a giocare nel momento in cui la
macchinetta videopoker, manomessa con appositi software, avrebbe garantito una vincita
“non autorizzata” dal gruppo mafioso e dal LA VALLE.
In sintesi, emergevano non solo una pluralità indefinita di comportamenti criminali indicativi di un profilo di Domenico LA VALLE di soggetto socialmente pericoloso, ma anche una significativa disponibilità di risorse finanziarie, anche rese accessibili agli esponenti del
clan, in assolvimento del suo ormai accertato ruolo di “cassiere”.
Proprio tali qualificazioni consentivano ai Finanzieri, quindi, su delega della Procura della
Repubblica di Messina, di avviare mirate investigazioni economico – patrimoniali, tese a
quantificare e conseguentemente aggredire l’enorme patrimonio riferibile al LA VALLE,
non giustificato dai redditi leciti dichiarati al fisco.
All’esito di tale attività emergeva, altresì, come il LA VALLE, evidentemente consapevole
della propria caratura criminale e della concreta possibilità di vedersi sequestrare l’intero
impero criminale creato, gestisse – di fatto – avvalendosi dell’apporto di fidati prestanome,
diverse attività economiche: società di noleggio di apparecchi da gioco, sale giochi, un
distributore di carburanti, una rivendita di generi di monopolio.
Analogamente, si documentava come ulteriori investimenti immobiliari risultassero
fittiziamente intestati a propri familiari.
In sintesi, le investigazioni complessivamente svolte – abbraccianti un periodo di un
trentennio – restituivano una situazione di assoluta assenza di uniformità nel rapporto
reddito/patrimonio, consentendo al Tribunale di Messina – Sezione Misure di Prevenzione,
di disporre l’odierno provvedimento di sequestro, per un valore complessivo di stima di
oltre dieci milioni di euro.
L’attività svolta, in conclusione, testimonia il grande impegno dell’Autorità Giudiziaria e
della Guardia di Finanza messinese nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni
criminali, vieppiù di matrice mafiosa, con conseguente aggressione degli enormi illeciti
patrimoni accumulati, ora sottoposti a sequestro, così restituendo alla collettività e
all’imprenditoria onesta spazi di legalità.