In questi giorni sono arrivare centinaia di sottoscrizioni all’appello “Signor Presidente”, la mobilitazione per il superamento definitivo dei decreti sicurezza.
L’Italia non può temporeggiare sui diritti umani: ed è significativo che tra i cittadini che vogliono mandare questo messaggio vi siano personalità del panorama culturale, sociale e politico italiano con background diversi:
Fulvio Abbate, Marianna Aprile, Pietro Bartolo, Marco Cappato, Alessandro Capriccioli, Gregorio De Falco, Alessandro Gilioli, Elena Grandi, Giulia Innocenzi, Lorenzo Lipparini, Riccardo Magi, Pierfrancesco Majorino, Totò Martello, Rossella Muroni, Moni Ovadia, Oliviero Toscani, Roberto Saviano, Cecilia Strada, Michele Usuelli, Nichi Vendola, Mina Welby, Edoardo Zanchini, così come le organizzazioni non governative Open Arms, Sea Watch, Mediterranea-Saving Humans. Sono alcune delle voci, tra cui anche quella del nostro direttore Palmira Mancuso, che hanno deciso di unirsi all’appello rivolto al Presidente Sergio Mattarella da Radicali Italiani attraverso una lettera aperta, con cui si chiede alla più alta carica dello Stato di richiamare le valutazioni già espresse sui “decreti sicurezza” e di evidenziare la necessità di tutelare i diritti inviolabili di ogni persona nel quadro degli accordi con la Libia nell’ambito del tradizionale discorso di fine anno e in un messaggio alle camere.
Qui il link per firmare l’appello: https://www.radicali.it/signor-presidente-il-video-della-campagna/
“Sono passati rispettivamente quattordici e quattro mesi da quando il Presidente ha fatto le sue considerazioni sul decreto ‘sicurezza’ e sul ‘sicurezza bis’ segnalando, come lui stesso li ha definiti, ‘profili che suscitano rilevanti perplessità’. Per effetto dell’inerzia politica che immobilizza su alcuni temi il Governo, oggi siamo ancora in attesa delle necessarie modifiche ai testi di legge”, ha detto in un comunicato Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali italiani.
I Radicali, inoltre, ritengono che il memorandum con la Libia debba essere sospeso prima della scadenza di febbraio e chiedono che il Presidente dedichi, nel suo discorso, un passaggio per esporre la situazione che vede il Paese protagonista di continue e gravi violazioni dei diritti umani.
“L’Italia deve garantire con le sue azioni la piena tutela dei diritti umani: parliamo di misure che espongono a ulteriori rischi la vita di persone in fuga da persecuzioni, conflitti, cambiamento climatico, povertà estrema”, ha aggiunto Iervolino.
“Una questione che, proprio per la sua rilevanza e complessità, deve essere indirizzata quanto prima e in modo sostanziale. Per uscire da questa stasi è indispensabile inviare un messaggio forte al Governo. Per questo chiediamo a Sergio Mattarella di ribadire i rilievi fatti sui ‘decreti sicurezza’ e di esprimersi sulla Libia in un momento di grande valore simbolico, nell’ambito del quale avrà l’occasione di raggiungere con le sue parole milioni di persone”.
I Radicali Italiani hanno ribadito il bisogno di lavorare parallelamente su strumenti e strategie per favorire una concreta politica dell’inclusione, come quella delineata dalla proposta di legge popolare basata sulla campagna ‘Ero straniero’, sottoscritta da 90.000 cittadini, che prevede la promozione del regolare soggiorno e dell’inserimento sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari.
Ecco il testo della lettera:
Signor Presidente, sono trascorsi quattordici mesi da quando ha firmato il decreto legge in materia di sicurezza e immigrazione dell’ottobre 2018, con l’invio contestuale di una lettera al Presidente del Consiglio contenente alcune osservazioni. E sono passati quattro mesi dalla conversione del decreto sicurezza bis, accompagnata da una nuova lettera ai Presidenti di Senato, Camera e Consiglio dei Ministri con la segnalazione di “rilevanti perplessità” su alcuni punti della norma e la conseguente richiesta di un nuovo intervento normativo. I due provvedimenti, tuttavia, non sono stati ancora modificati e né Parlamento né Governo sono intervenuti a correggere le parti che Lei ha chiesto di modificare, nonostante evidenti e pesanti siano le conseguenze di tale inerzia sui nostri territori.
Eppure, Signor Presidente, Lei ha indicato chiaramente la direzione verso cui tendere, rimarcando l’intangibilità di alcuni diritti che sono garantiti dalla Costituzione: in particolare, quanto direttamente disposto dall’art. 10 e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia. In merito alla cancellazione della protezione umanitaria, Lei ha voluto rimarcare che nel nostro Paese è garantito il diritto d’asilo, strettamente legato all’esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana. Riguardo alla messa sotto accusa del soccorso in mare e delle organizzazioni impegnate a salvare vite umane nel Mediterraneo, ha ricordato che nessun decreto può prescindere dalla Costituzione e da quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia: l’obbligo dei naviganti di salvare i naufraghi è prioritario e nessun divieto può essere disposto se travalica gli obblighi internazionali.
Sullo sfondo rimane la questione migratoria, fenomeno epocale che va governato e che non si può far finta di rimuovere, come Lei stesso ha sottolineato, e rimane la Libia, paese in guerra, a cui la comunità internazionale non riesce a offrire soluzioni: aumentano ogni giorno di più il caos, le violenze e le sofferenze dei cittadini libici e dei tanti migranti lì bloccati, rinchiusi nei centri di detenzione in condizioni terribili, come anche i recenti rapporti delle Nazioni unite testimoniano. Nonostante tale drammatica acclarata situazione l’Italia e l’Unione europea continuano a supportare alcuni corpi militari libici affinché impediscano ai migranti di raggiungere le nostre coste per poi essere nuovamente rinchiusi in condizioni inaccettabili in piena violazione degli obblighi internazionali, a partire dalla Convenzione di Ginevra e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, oltre che, ancora, della nostra Costituzione. Per tali ragioni crediamo che si debba sospendere il memorandum del 2017 con la Libia, prima della scadenza del prossimo febbraio.
Alla luce di tali considerazioni, Le chiediamo, Signor Presidente, di ribadire, durante il messaggio di fine anno agli italiani e con un messaggio alle Camere, la Sua richiesta di intervento a Governo e Parlamento sui decreti ‘sicurezza’ per far rientrare quanto prima il Paese nella legalità costituzionale e nel rispetto degli obblighi internazionali. Sarebbe inoltre un segnale importante in tal senso, dedicare un passaggio alla situazione libica e alla necessità di arrivare al più presto a soluzioni che consentano a quel Paese di trovare finalmente una stabilità e mettere fine alle violenze cui sono sottoposte le migliaia di persone rinchiuse in condizioni disumane, richiamando al contempo al rispetto dei diritti inviolabili di ogni essere umano, come sancito dalle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia. Confidando nella Sua attenzione, Le porgiamo i nostri più sentiti e cordiali saluti”.