Strategie terapeutiche e nuove tecnologie riabilitative virtuali sono stati al centro del convegno e del simposio internazionale che si sono svolti oggi a Messina, per aprire il week end dedicato all’approfondimento sulla malattia di Parkinson e che si concluderà domani, sabato 30 novembre a piazza Cairoli, con inizio alle ore 10, dove sono programmati eventi ricreativi, musicali e di socializzazione per pazienti affetti dalla patologia e famiglie con persone malate. Previsto un gazebo info point; all’iniziativa parteciperanno, tra gli altri, gli ambasciatori del Gusto, il bakery chef Francesco Arena e il pasticciere Lillo Freni. Gli eventi si inseriscono all’interno della ‘Giornata nazionale del Parkinson 2019’ e sono organizzati dall’Irccs Centro neurolesi ‘Bonino Pulejo’ di Messina.
Il convegno, dal tema ‘Quando il gioco si fa duro: strategie terapeutiche e riabilitative del paziente con Parkinson in fase complicata’ si è svolto nella sala Borsa della Camera di Commercio ed è stato promosso dal Centro ‘Bonino Pulejo’, con il patrocinio del Comune di Messina, della Camera di Commercio di Messina e dell’Associazione italiana donne medico. In contemporanea, nella sede del Caren Lab dell’Irccs Bonino Pulejo, in contrada Casazza, si è tenuto un simposio internazionale per approfondire l’uso delle avanzatissime tecniche e tecnologie riabilitative virtuali presenti nella struttura. Qui il confronto è stato tra esperti mondiali, provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda e Austria. Ad aprire il simposio, in video conferenza, i saluti del direttore amministrativo dell’Irccs di Messina, Maria Felicita Crupi, mentre i lavori sono stati coordinati dalla dottoressa Emanuela Mazzon, responsabile di Neuroimmunologia, Neurologia sperimentale e Biologia molecolare del Centro Neurolesi. Il focus internazionale è stato organizzato in partnership con ‘Motek aDIHbrand’, player mondiale nelle tecnologie riabilitative connesse alla realtà virtuale. Durante il focus tecnico si sono evidenziate, con testimonianze dirette di pazienti affetti da Parkinson, i progressivi miglioramenti ottenuti grazie ai percorsi riabilitativi del Caren ‘Bonino Pulejo’.
I lavori del convegno alla Camera di Commercio sono stati introdotti dal direttore generale dell’Irccs ‘Bonino Pulejo’ Vincenzo Barone e dal direttore sanitario, sempre dell’Ircss, Giuseppe Rao.
II direttore scientifico del ‘Neurolesi’ di Messina, il professore Dino Bramanti, ha voluto porre l’attenzione sull’importanza della giornata di studi: ‹‹Il Parkinson è una delle malattie più insidiose, silenti – spiega – e quando esplode è un grande problema dal punto di vista terapeutico e gestionale. Per tali motivi l’attenzione mondiale su questa malattia è massima. Non è una patologia preoccupante in termine di numeri, ma è opportuno riflettere sull’evoluzione e organizzazione delle cure e sulle possibilità riabilitative che oggi abbiamo a disposizione. La conoscenza, la cultura e la tecnologia sono strumenti con i quali rispondiamo alla malattia di Parkinson che, purtroppo, non è ancora guaribile, ma sulla quale i progressi sono notevoli. L’Irccs ‘Bonino Pulejo’ – ricorda Bramanti – è da anni impegnata su un altro fronte molto importante per i malati di Parkinson, l’inclusione: familiare, sociale e sportiva. Abbiamo realizzato il percorso dell’acuto; la neurologia d’urgenza ed è già pronta la neurologia di elezione, che spiegheremo, presentandola, prossimamente; la neuroriabilitazione e la telemedicina. L’ inclusione – ricorda il direttore scientifico – significa nuova vita per coloro che non hanno più armi per potersi inserire, per potersi affermare, per potere essere autonomi. Noi stiamo lavorando instancabilmente su questo progetto che nei prossimi anni è l’obiettivo principale di tutte le scienze italiane››.
‹‹Sono circa 250mila i malati di Parkinson in Sicilia – ha ricordato la dottoressa Silvia Marino, neurologo del’Ircss Centro Neurolesi Bonino Pulejo, È una patologia altamente invalidante per il paziente e impattante anche per le famiglia o per chi se ne prende cura. Voglio dare, però, un messaggio di speranza – prosegue – oggi abbiamo numerose terapie che riescono a ridurre e rallentare la progressione della malattia, se diagnosticata in tempo. E la diagnosi tempestiva è un passaggio importante: come importante è la rete che va fatta per combattere il Parkinson a partire dai centri di riferimento che se ne occupano sul territorio, i medici di base e di medicina generale. Le armi ci sono – osserva Marino – le nuove formulazioni orali, sono delle terapie più complesse come l’infusione duodopa o terapie chirurgiche come la Dbs o, negli ultimi anni, il trattamento con ultrasuoni focalizzati. L’Irccs Neurolesi Bonino Pulejo ha la possibilità di erogare la maggior parte di queste terapie complesse – conclude – insieme a un trattamento riabilitativo intensivo per i pazienti affetti dal Parkinson, che aiutano a migliorare la qualità di vita››.
Il convegno che si è articolato in tre sessioni, mattina e pomeriggio, ha analizzato, in particolare, la fase più avanzata e complicata della malattia e i suoi molteplici aspetti. Per tali motivi le relazioni hanno coinvolto l’insieme delle figure professionali fondamentali per la cura e l’assistenza dei pazienti affetti da Parkinson, dai neurologi, ai fisioterapisti, gli infermieri, i logopedisti, psicologi – psicoterapeutici, assistenti sociali, biologi nutrizionisti e tecnici di neurofisiopatologia. Una finestra molto importante è stata dedicata alle terapie chirurgiche utilizzate nel trattamento della malattia, specie quando la terapia orale non è più sufficiente. Un focus, poi ha riguardato, l’utilizzo della innovativa MRgFus, una tecnologia che è in dotazione in Italia all’Irccs Neurolesi ‘Bonino Pulejo’ e in soli altri quattro centri della Penisola. ‹‹L’MrgFus – spiega il neurologo dell’Ircss di Messina Giuseppe Di Lorenzo – utilizza ultrasuoni focalizzati, guidati dalla risonanza, che creano delle lesioni (ustioni) all’interno del cervello in zone da noi controllate e queste lesioni migliorano dei sintomi del Parkinson. Questa tecnica ci darà la possibilità anche in futuro di trattamenti ancora migliori››.
I neurochirurghi Angelo Lavano e Domenico La Torre, rispettivamente ordinario e associato di di Neurochirurgia all’Università degli Studi ‘Magna Graecia’ hanno fatto il punto sui trattamenti chirurgici per il Parkinson. ‹‹Il trattamento chirurgico di questa malattia ha una storia ultradecennale – spiega Lavano – già tra gli anni quaranta e fino agli anni sessanta sono state eseguite tutta una serie di lesioni su alcuni nuclei della base cranica, per ridurre la funzionalità di alcuni circuiti. Poi con la scoperta della levodopa, c’è stato un trend calante nell’utilizzo della chirurgia nel Parkinson. Negli anni Novanta, con un incremento del progresso medico scientifico, la scoperta della possibilità di impiantare degli elettrodi all’interno di nuclei ben precisi, collegati a un generatore di impulsi molto simile a un pacemaker cardiaco ha condotto a una svolta della terapia, la cosiddetta Dbs, Stimolazione cerebrale profonda (Dbs) per il trattamento dei disordini del movimento. La Dbs prevede in ogni caso l’effettuazione di un piccolo foro all’interno del cranio e l’introduzione di elettrodi nell’encefalo. Invece – continua il neurochirurgo – i nuovi sviluppi prevedono l’uso degli ultrasuoni focalizzati: lo stesso nucleo su cui veniva messo l’elettrodo è, invece, bloccato dall’uso di ultrasuoni senza che ci siano fori nel cranio, né rischi per il paziente. Questa nuova tencologia, appunto ka MRgFus può essere applicata, ed utile solo sul disturbo del tremore di Parkinson, ma non su altri sintomi legati alla malattia, come la lentezza o l’impossibilità dei movimenti››.
Domenico La Torre, spiega in dettaglio la Dbs: ‹‹È un intervento chirurgico che si può effettuare anche in anestesia locale e permette di poter modulare l’attività di nuclei profondi nel cervello e quindi di consentire ai pazienti parkinsoniani di avere un recupero dei deficit cardini della malattia, in particolare il tremore, la bradicinesia e la rigidità”.
Cibo e prevenzione, infine, un connubio ormai accertato in medicina, per i migliorare le condizioni di vita e di salute, nei casi dei malati di Parkinson ha una valenza diversa ma importantissima, come spiega Saro Gugliotta, presidente di Slow food Sicilia: ‹‹Il tipo di dieta del malato può influenzare la terapia. Una dieta sbagliata può limitare gli effetti della somministrazione di levodopa, ad esempio mangiare molte proteine. Meglio una dieta aproteica con carboidrati a pranzo e proteine a cena. Slow food sta lavorando in collaborazione con il Centro Neurolesi di Messina per gestire il cibo in modo sano e con meno problematiche nei pazienti parkinsoniani, applicando i principi della nostra mission. Abbiamo realizzato una brochure che dà già le prime indicazioni generali. Faremo un lavoro di squadra con tutti colori che si occupano di Parkinson, in modo da dare benessere e migliorare le condizioni della persona malata: naturalità, stagionalità e prossimità territoriale sono tre elementi fondamentali sempre››.