Un sistema marcio che ha inquinato il Palazzo, che ha sottratto fiducia alle istituzioni, che ha ucciso la libertà di voto, scambiata per favori più o meno importanti. L’affresco di una città malata che è stato tratteggiato nel corso del processo “Terzo Livello” che si è chiuso in primo grado con la condanna ad otto anni e 3 mesi di Emilia Barrile .
L’operazione della Dia “Terzo Livello” nell’agosto 2018 ha portato alla luce la rete di interessi tra i “colletti bianchi” della città e pezzi della malavita organizzata, insieme in un comitato d’affari di cui l’ex presidente del consiglio era al vertice. I giudici della prima sezione penale hanno formulato sentenza di condanna per tutti gli imputati, mentre è stato assolto l’ex presidente dell’Amam Leonardo Termini.
Queste le altre condanne: Marco Ardizzone, 8 anni e 8 mesi; Giovanni Luciano, 2 anni e 3 mesi; Francesco Clemente, un anno e 3 mesi; Carmelo Pullia, un anno e 8 mesi; Antonio Fiorino, 2 anni e 3 mesi; Daniele De Almagro, 2 anni e 6 mesi; Angelo e Giuseppe Pernicone, 2 anni; Vincenzo Pergolizzi, 5 anni e 6 mesi; Carmelo Cordaro, 4 anni; Michele Adige, 4 anni; Vincenza Merlino, 4 anni; Teresa Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi; Stefania Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi; Sonia Pergolizzi, 2 anni e 6 mesi.
Secondo quanto evidenziato dall’accusa esisteva un comitato d’affari che, allo scopo di acquisire consenso elettorale, interveniva presso uffici comunali o aziende partecipate per mettere pressione affinchè alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine. Associazione a delinquere, traffico di influenze illecite, accesso abusivo al sistema informatico ed altro sono le accuse contestate a vario titolo agli imputati, per i quali i pubblici ministeri Fabrizio Monaco e Federica Rende avevano chiesto 17 condanne.