Piazza Lo Sardo (che per molti resta Piazza del Popolo) è stata punto d’incontro tra chi a Messina ha deciso di aderire a quella che in tutta Italia è una mobilitazione spontanea per dichiarare l’illegittimità dell’invasione turca nei territori del nord-est della Siria, e la volontà di aggredire il popolo curdo in prima linea contro l’Isis e che oggi paga il prezzo più alto in termini di vite umane.
Al di là dei numeri, che certo non possono competere con le maggiori città italiane (Milano e Roma in primis, che hanno dato testimonianza di quella opinione pubblica che chiede subito di cessare il fuoco) è stato importante che le forze laiche della nostra città ci fossero quasi tutte. Certo non c’erano esponenti cittadini delle aree di governo, nonostante Zingaretti si trovasse con la Bonino, in Piazza della Rotonda, davanti al Pantheon, per esprimere solidarietà nei confronti del popolo curdo e contro l’invasione della Turchia di Erdogan nel nord della Siria, insieme al viceministro agli Esteri ed esponente del Pd, Marina Sereni, e all’ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Perchè innanzitutto è sempre la politica lo strumento per risolvere i conflitti o intervenire diplomaticamente, forti del consenso di un’opinione pubblica che certamente non vuole sentirsi complice dell’ennesimo genocidio annunciato.
“Non ce lo faranno vedere ma il massacro dei curdi ci sarà” ammonisce Emma Bonino, senatrice di Più Europa ed ex miniistro degli Esteri – “L’Italia deve avere una posizione netta con la Turchia, anche a costo di pagare qualche prezzo economico”.
Sullo Stretto a “convocare” il presidio la “Rete Kurdistan Messina” che affidandosi ai social ha cercato di coinvolgere la città, dove nella notte sono stati attaccati centinaia di striscioni con la frase “Fuori l’esercito Turco dalla Siria del Nord”.
“Le preoccupazioni europee così come quelle del governo italiano sono intrise di ipocrisia. Questi governi hanno sì riconosciuto il decisivo contributo dei Curdi nella battaglia contro l’Isis, ma hanno al contempo finanziato coloro che hanno armato l’Esercito islamico, tra cui la Turchia di Erdogan, a cui sono stati elargiti un mucchio di soldi con la speranza di risolvere la questione profughi, e che oggi egli usa come pedine in uno sporco ricatto, da rispedire, con i fatti, al mittente!” ha ribadito Gianmarco Crodaro che ha poi passato la parola ai successivi interventi.
“Siamo qui per ringraziare le combattenti curde e il loro esempio di donne libere che lottano per la libertà di tutte noi – ha detto Palmira Mancuso, della direzione nazionale di Più Europa – ma siamo anche vicini al popolo turco vittima di un regime che dal 2016 si impone con la violenza, incarcerando magistrati, giornalisti, uccidendo chi lotta apertamente Erdogan. L’Europa ha il dovere di intervenire, anche con delle sanzioni economiche. E ciascuno deve fare la propria parte”.
“E’ importante dire da che parte stiamo, esserci anche se pensiamo di essere pochi – ha detto Domenico Siracusano di Articolo 1 – Il popolo curdo ha combattuto anche per noi contro l’Isis. La Rojava è una eccezionale esperienza di democrazia che promuove tolleranza e uguaglianza. L’attacco turco è inaccettabile.”
Oggi un’altra occasione di confronto e conoscenza del popolo curdo, alla libreria Colapesce alle 18 è previsto dibattito e proiezione del video: “SIRIA: ROJAVA, LA RIVOLUZIONE DELLE DONNE” organizzato dalla rete “Non una di meno”.