Il Museo, tra i più importanti del mondo per la quantità e la qualità dei documenti esposti, racconta l’emigrazione degli eoliani nel mondo, prima per investire nei nuovi mondi e poi per reagire ai danni provocati alle viti dalla fillossera.
Da quest’anno il Museo aggiunge un nuovo spazio, la Sala del Contemporaneo, affacciata su un giardino che ospiterà mostre ed eventi site- specific sul tema dell’emigrazione dei nostri tempi, tornata ad essere con tragicità un tema attuale.
Gli spazi del Museo si rinnovano e diventano luoghi di incontro, di esperienze condivise, di incroci di persone e di idee, dove artisti e creativi, eoliani e non, apriranno la strada e anticiperanno con loro sensibilità temi di assoluta attualità.
Siamo in Sicilia e il cibo fa parte storicamente dell’accoglienza e dell’ospitalità.
E quindi le delizie eoliane saranno presenti per gli amici del Museo ed avranno un piccolo costo che permetterà a chi lo desideri di contribuire al restauro degli spazi del Museo secondo una modalità ormai consolidata nei musei di tutto il mondo.
La curatrice Barbara Vergnano, eoliana di adozione, ha presentato l’artista Loredana Salzano, che a pieno titolo inaugura la stagione del Contemporaneo con la sua mostra site- specific In-vasi.
Un testo, che fa parte della sua opera descrive in modo affascinante le intenzioni dell’artista e della curatrice .
In – vasare qui non nel significato tutto negativo di “sentirsi occupati con violenza “ , di “ sentirsi invasi “ in un modo che mette paura e disagio, da parte dello “straniero” e del “diverso” . invasare- qui -invece – è da intendersi nell’ accezione, tutta positiva , come nel giardinaggio, di “impiantare nuove radici in vasi aperti “. quindi nel senso di “dare nuova linfa a vecchie terre “. in un passaggio che è esso stesso uno scambio, capace di creare nuovi organismi vivi e vitali, che se nutriti adeguatamente, diventeranno i nuovi modi di pensare, di vedere e di comunicare passando attraverso l’apertura e l’integrazione tra i popoli . Il vaso vuoto rappresenta la testa dell’umanità , da riempire con le radici divelte dei migranti in attesa di attecchire nelle nuove terre , ma ancor prima : bisognose di attecchire proprio nelle menti delle popolazioni e delle singole persone che saranno in grado di accoglierle.