Arrivati coi Corridoi Umanitari, ora volontari alla Mensa di Sant’Antonio: una bella storia d’accoglienza “reciproca”

di Valeria Ponente – “Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu, rispetto all’altro, sei l’altro” ( A.Camilleri)

La riflessione del noto scrittore agrigentino, recentemente scomparso, rimanda in modo illuminante alla necessità di osservare e interpretare i fatti e le relazioni umane non in un’ottica univoca ma tenendo conto di come il concetto di Altro sia applicabile a tutti gli attori sociali che intervengono all’interno di una relazione: ciascuno di noi diviene l’Altro quando entra in relazione con un individuo diverso da sé. E dunque il timore diventa quasi un sentimento irrazionale, di fronte all’evidenza che tutti noi, in realtà, siamo gli Altri. E che l’Altro non è un concetto applicabile esclusivamente a una categoria ben definita di persone.

In un sistema sociale all’interno del quale individualismo e assenza di reciprocità sembrano ormai essere divenuti elementi predominanti all’interno delle relazioni, è estremamente facile ignorare l’Altro da Sé. Ancora più facile diventa perdere di vista l’Altro che, a causa di vicende di vita avverse, si trova a essere relegato ai margini del sistema sociale stesso, divenendo vulnerabile.

Accade a chi perde improvvisamente il lavoro e non ha risorse economiche sufficienti a mantenersi; accade a chi, giungendo in Italia con l’obiettivo di riprendere un percorso di vita interrotto nel proprio Paese di origine, fatica a riprendere le redini della propria vita; accade a quanti si trovano a perdere ruoli socialmente riconosciuti e pertanto diventano invisibili.

A Messina esiste un luogo in cui questi Altri vengono riconosciuti nella loro individualità e in cui la loro condizione di vulnerabilità, il loro essere stati feriti durante il proprio percorso di vita, viene riconosciuto e di essi ci si prende cura.

Questo luogo è la mensa di Sant’Antonio, realtà all’interno della quale si intrecciano le storie di vita di tanti divenuti invisibili e che, attraverso quella che sembra essere la semplice condivisione di un pasto, riacquistano una identità.

La mensa di Sant’Antonio, facente riferimento ai Padri Rogazionisti, opera da tanti anni fornendo un pasto serale a quanti ne fanno richiesta; l’impegno giornaliero di numerosi volontari fa si che questo luogo sia punto di riferimento per tutti coloro che si trovano in una condizione di particolare deprivazione.

All’interno della mensa, la dimensione dell’accoglienza è resa ancora più manifesta dalla presenza di due giovani richiedenti asilo, giunti a Messina il 4 Giugno scorso. Uno originario della Siria e l’altro nato in Iraq, sono accolti dalla Diaconia Valdese nell’ambito del progetto dei Corridoi Umanitari. Una volta arrivati in città, la loro richiesta è stata quella di condividere una parte del loro tempo svolgendo un’attività che fosse utile per la cittadinanza.

Lo scorso mercoledì hanno iniziato il loro servizio di volontariato presso la mensa, affiancando due volte la settimana i volontari già presenti, con i quali condivideranno le attività connesse alla preparazione dei pasti. Lo spirito che anima entrambi i giovani è quello di poter crescere entrando in relazione con quanti incontreranno; imparare a conoscere la realtà sociale di una città complessa come Messina, che dietro la bellezza del suo mare e il fascino del suo Stretto cela un mondo di invisibili nascosti ai più.

La differente appartenenza religiosa e linguistica dei due giovani ( entrambi di fede islamica e arabofoni ) rappresenta un ulteriore elemento di curiosità reciproca, che solleva spunti di confronto e potenziale crescita all’interno di relazioni che si vanno costruendo poco a poco, fondate sul comune sentire di dover sostenere chi si trova in una condizione di deprivazione.

Vivere l’Altro come strumento di crescita è dunque possibile. Riconoscendo sempre di essere noi stessi Altri a nostra volta.

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